Dopo due anni terribili (neanche terrorismo e Torri gemelle avevano potuto tanto), per il turismo in Italia la pandemia sembra ormai alle spalle. Lo dicono i dati, con gli operatori ottimisti soprattutto per il prossimo aprile, tra vacanze di Pasqua e ricchi ponti da sfruttare. Ma questi due anni hanno lasciato anche qualche segno positivo, da valorizzare per una ripresa ancora con maggiore di tutto il settore.

Se ne è parlato oggi nell’ANSA Incontra sul tema “Il turismo diffuso con Airbnb e il ruolo del patrimonio storico”, curato dalla Redazione cultura, spettacoli e turismo e trasmesso in streaming su ANSA.it e sui canali social dell’Agenzia. “La pandemia – racconta Giacomo Trovato, Country manager Airbnb Italia e sud est Europa – è stata un evento senza precedenti. I dati Airbnb, però, mostrano come già nel 2022 il turismo sia tornato a pieno regime, con un aumento del 20% delle notti prenotate rispetto al 2019”. Sono poi rientrati alcuni fenomeni, come la paura dei viaggi oltreconfine o di visitare le città affollate, “con +49% di notti prenotate all’estero nell’ultimo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, e +22% nelle città d’arte. Altri cambiamenti che la pandemia ha avviato, invece, si sono consolidati, come la voglia di scoprire luoghi meno battuti, un turismo più rurale e dei borghi, con prenotazioni cresciute a inizio 2023 (sul 2019) a un tasso doppio rispetto quelle verso le grandi città”. Tra i casi più eclatanti, “il borgo di Chiusa, in provincia di Bolzano, +500% sul 2019; e Spello, in provincia di Perugia, +250%. Ci sono persino luoghi che nel 2019 non erano neanche nel radar, come Bard, in Val d’Aosta, che nel 2023 comincia ad avere prenotazioni significative”.

Fino a “Sambuca, in Sicilia”, dove Airbnb nel suo progetto di promozione dello smartworking in località meno battute, ha “ristrutturato una delle case messe in vendita a un euro” e “lanciato un concorso perché una famiglia vi soggiornasse per un anno facendo anche ospitalità”. Oltre 100 mila le candidature ricevute. Ma il dato significativo è anche l’effetto che tutto questo genera sul territorio. Perché se le città d’arte sono tornate a soffrire il “consumo” dei grandi flussi, l’entroterra del Paese e le aree rurali possono vivere una nuova primavera proprio grazie al turismo, come dimostra il nuovo studio del Politecnico di Torino, presentato oggi da Emilio Paolucci.

“La presenza di annunci Airbnb nei borghi – dice – può portare un beneficio alle microimprese quantificabile in una crescita del 23% dei redditi dopo 4 anni”. Intorno a un albergo diffuso o a un B&B, laddove prima i vicoli sembravano desolati, oggi nascono trattorie, un tabaccaio, il negozio di prodotti locali. Tra gli effetti immediatamente tangibili, la crescita del settore hospitality (+8,6%), dei trasporti (+10,8%), dell’intrattenimento (+11,5%) e delle agenzie di viaggio (+7,9%). > Una fetta importantissima, poi, a leggere il boom di richieste, la ricoprono poi le dimore storiche, con domande “su Airbnb nel 2022 cresciute dell’80% rispetto a prima della pandemia – dice Trovato – E un 2023 partito con “+37% sul 2022”. “Siamo l’unica industria in Italia che può vantare uno stabilimento culturale in ogni Comune. Più di uno, in ogni provincia”, commenta il presidente dell’Adsi, Giacomo Di Thiene, annunciando per il 21 maggio la XIII Giornata nazionale delle dimore storiche, con oltre 500 bellezze aperte.

“Secondo uno Studio Symbola – prosegue – portiamo un indotto sul territorio di oltre 550 milioni di euro. Nel 2021, in pandemia, abbiamo investito oltre 1,3 miliardi di euro nella manutenzione dei nostri beni. Eppure – conclude – le istituzioni non ci aiutano e ancora non siamo visti come filiera”.

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