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Come sono cambiati i nonni d’Italia

Scordiamoci l’immaginario collettivo dei nonni che passano il tempo guardando i cantieri stradali e delle nonne intente a lavorare ai ferri. Le cosiddette ‘tempie grigie’ oggi sono persone super attive, dinamiche, ricche di interessi. Vogliono vivere il più a lungo possibile, sono consapevoli della possibilità di farlo in condizioni di salute buone (o perlomeno senza troppi acciacchi) e per questo si impegnano in attività che le rendono felici, investendo tempo e denaro. Forse, invece che grigie, queste tempie andrebbero chiamate ‘silver’. Dal momento che sono proprio loro, gli over 65, a definire con i propri comportamenti e abitudini la cosiddetta Silver and longevity economy. Lo riporta un articolo del numero di Fortune Italia di maggio. Secondo una ricerca commissionata dalla Commissione europea nel 2008 all’Università di Oxford si parla di un valore che, se fosse paragonato all’economia di un Paese, potrebbe essere al terzo posto nel mondo dopo Usa e Cina. Si stima che in Europa i soli over 50 – alcuni fanno partire da questa età la silver economy – riescano a mettere in moto un giro d’affari da 3.700 mld di euro, che diventano 4.200 se si conteggia l’indotto, al 90% sostenuto da spese private. Con un impatto positivo sull’occupazione: si stimano circa 78mila posti di lavoro generati proprio dalla produzione di beni e servizi acquistati da questa fascia di popolazione. Zoomando sull’Italia, secondo il report ‘Silver economy technology and ageing’ realizzato dall’Osservatorio Senior e PosteItaliane avvalendosi di elaborazioni dello Studio Lattanzio, il valore dell’economia silver tricolore ammonterebbe a 180 mld di euro come impatto diretto e 620 considerando anche l’indotto.

Cifre da capogiro, che non possono non destare l’attenzione degli operatori economici, soprattutto alla luce delle proiezioni sulla demografia dei prossimi anni. Entro il 2025 si stima che gli over 50 passeranno dal 39% della popolazione del 2015 al 44,3%. La riflessione diventa ancor più interessante se si guarda al cambio di abitudini delle persone più in là con gli anni. Come indicato nel volume “Sapessi com’è strano… invecchiare a Milano” del Cergas Bocconi in soli 10 anni i consumi culturali degli over 65 sono aumentati enormemente: +74% per visite al patrimonio artistico monumentale e +58% per il cinema, solo per citare le più rilevanti. Non si tratta di un fenomeno isolato, ma di una vera e propria tendenza. Come testimonia la presidente di Senior Italia FederAnziani, Eleonora Selvi, “i senior oggi vivono più a lungo perché vivono meglio, per questo avremo un +63,1% di over 65 nei prossimi 20 anni. Sono longevi ma anche attivi, tanto che oltre 7 milioni di anziani contribuiscono con proprie risorse economiche al benessere della famiglia, di figli e nipoti, e il valore del loro sostegno ai familiari ogni anno, in forma diretta o di acquisti di beni necessari, prodotti e servizi, è pari a 38,2 mld. Il 39,9% del totale della ricchezza posseduta dalle famiglie è nelle mani degli over 65. Ma non è tutto: la spesa degli over 65 nel nostro Paese viene stimata in 200 mld, ovvero un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie, cifra che entro il 2030, secondo le proiezioni di Confindustria, dovrebbe salire al 25% del totale e nei successivi venti anni al 30%. A ciò si aggiunga che negli ultimi cinque anni abbiamo avuto un +38,4% di over 65 che sono andati in vacanza e il +112,3% che ha viaggiato per lavoro”.