“Sono convinto che un’eventuale Brexit senza accordo porterà molti a rendersi conto pienamente del reale valore di operare all’interno di un mercato comune. L’abitudine a volte fa perdere di vista il fatto che il libero movimento di persone e merci in Europa è una conquista frutto di un lungo percorso partito nel secondo dopo Guerra, che può essere spazzato in una sola notte, quella del 30 marzo 2019”. Con queste parole Pietro De Lotto, Direttore Generale di Confartigianato Imprese Vicenza commenta la ormai probabile uscita senza accordo del Regno Unito dalla Unione Europea che determinerà ripercussioni immediate anche sulle transazioni economiche verso un Paese destinatario di una quota rilevante di prodotti e servizi vicentini. Quelle che attualmente, dal punto di vista tecnico, non possono chiamarsi esportazioni lo potrebbero infatti diventare improvvisamente, con la conseguente applicazione della normativa doganale europea. Si tratta di una svolta importante, in considerazione del numero di settori coinvolti e dei tempi ristrettissimi di applicazione. È, infatti, difficile pensare che un cambiamento così radicale non determini un impatto negativo sulle quote di import – export con il Regno Unito, almeno nel breve periodo.
Attualmente, dicono i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, il Regno Unito risulta il 4° mercato di destinazione delle esportazioni manifatturiere della provincia di Vicenza. Nel 2017 lo scambio commerciale tra il territorio vicentino e Albione valeva 906,6 milioni di euro di export e 243,9 milioni di import per un saldo commerciale positivo pari a 662,8 milioni di euro. Quanto ai settori, nel 2017 il prodotto maggiormente esportato in Regno Unito è rappresentato da Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili con 151,2 milioni di euro, pari al 17,1% dell’export totale; seguito da Macchinari ed apparecchiature (145,6 milioni di euro pari al 16,4%), Articoli di abbigliamento (128,2 milioni di euro pari al 14,5%), Apparecchiature elettriche e non elettriche per uso domestico (57,1 milioni di euro pari al 6,4%) e Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (54,5 milioni di euro pari al 6,1%). Ancora, i settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese rappresentano quasi la metà (48,5%) delle esportazioni manifatturiere vicentine nel Regno Unito.
La dinamica annuale rileva anche una crescita delle esportazioni manifatturiere sul mercato inglese pari a +3,6% rispetto al 2016. Le maggiori crescite si registrano per Articoli in pelle e simili (+7,7%, pari a +10,8 milioni euro), Prodotti alimentari (+24,9% pari a +6,9 milioni euro), Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+13,6% pari a +6,5 milioni euro), Altri mezzi di trasporto (+48,5% pari a +6,4 mila euro) e Articoli di abbigliamento (+5,3% pari a +6,4 milioni euro). Dallo storico, ai dati più recenti relativi ai primi nove mesi del 2018. I numeri di questo periodo vedono una inversione del trend del made in Vicenza nel Regno Unito con un leggero calo ( -0,4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tengono i settori a maggior concentrazione di MPI che crescono del +2,1% grazie alla forte crescita di Mobili (+30,4%), Prodotti tessili (+18,5%) e Prodotti alimentari (+12,3%). In flessione, invece, Apparecchiature elettriche e non elettriche per uso domestico (-17,3%, e in calo già dal 2017), Altri mezzi di trasporto (-5,9%, ritornando ai livelli di gennaio-settembre 2016) e Bevande (-8,8%).
“A fronte di questi numeri, l’auspicio è che fino all’ultimo istante siano posti in campo tutti gli sforzi possibili per trovare un accordo che consenta una uscita ‘ordinata’ o comunque concordata – aggiunge e conclude De Lotto -. Lo scenario internazionale è in questo periodo così complesso che una ulteriore complicazione, proprio ‘sull’uscio di casa’, sarebbe deleteria per gli operatori economici, anche dal punto di vista psicologico. L’invito che rivolgo agli imprenditori della nostra Provincia e Regione, riprendendo anche le sollecitazioni ricevute dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è di essere preparati al fatto che il Regno Unito possa diventare a tutti gli effetti un Paese terzo”.
a cura di Confartigianato