Un’iniziativa che sta facendo discutere e suscitando reazioni contrastanti quella promossa dal sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli. Con una recente delibera, il primo cittadino ha deciso di bandire l’uso delle parole in inglese nelle comunicazioni istituzionali del comune toscano. Da ora in poi, espressioni come “smart working” e “welfare” dovranno essere sostituite da termini italiani, in un tentativo di preservare e promuovere l’uso della lingua nazionale.

La decisione, che arriva in un momento in cui l’inglese sta diventando sempre più predominante nelle pratiche quotidiane e nelle comunicazioni ufficiali, ha scatenato una serie di polemiche. Da un lato, molti accusano il sindaco di voler limitare l’uso di termini internazionali ormai consolidati, rispondendo con ironia alla misura. Dall’altro, però, c’è anche chi apprezza l’iniziativa, ritenendola un segno di resistenza culturale alla crescente omologazione linguistica globale.

A favore della decisione di Agnelli si schiera l’Accademia della Crusca, l’istituzione linguistica più autorevole in Italia. Il presidente dell’Accademia, Paolo D’Achille, ha espresso il suo pieno sostegno all’iniziativa, sottolineando come l’uso della lingua italiana, in particolare nelle istituzioni pubbliche, sia un passo importante per valorizzare e preservare il nostro patrimonio linguistico. D’Achille ha dichiarato di essere favorevole a tutte le azioni che favoriscono l’italiano, “sfruttando le potenzialità della nostra lingua”, e ha evidenziato che le parole in inglese, purtroppo, spesso vengono usate senza una reale necessità, quando potrebbero esserci equivalenti in italiano altrettanto efficaci.

Il sindaco Agnelli, eletto con la Lega, ha spiegato che la decisione rientra in una più ampia strategia di recupero e valorizzazione della lingua italiana. “Non siamo contro l’inglese, ma crediamo che nelle istituzioni debba prevalere l’italiano, che è il nostro patrimonio culturale e identitario”, ha commentato Agnelli. Secondo lui, l’uso eccessivo dell’inglese rischia di allontanare i cittadini dalle comunicazioni ufficiali, soprattutto quelli meno avvezzi alla lingua straniera.

Nonostante il supporto da parte della Crusca e di molti sostenitori, la misura non è esente da critiche. Alcuni sostengono che, in un mondo sempre più globalizzato, il rifiuto dell’inglese possa risultare poco pratico e addirittura controproducente, in particolare in ambito economico e tecnologico, dove l’inglese è la lingua dominante.

Questa scelta, tuttavia, si inserisce in un dibattito più ampio sulla lingua e sulle sue trasformazioni, che vede l’italiano alle prese con l’influenza di anglicismi e di una società sempre più interconnessa. Se da un lato il linguaggio internazionale sembra aprire nuove porte, dall’altro c’è chi teme che possa indebolire le radici linguistiche e culturali delle nazioni.

Quello che è certo è che l’iniziativa di Castiglion Fiorentino ha portato alla ribalta una discussione importante sul futuro della lingua italiana e sul suo ruolo all’interno delle istituzioni e della vita quotidiana. E chissà che, anche grazie al sostegno dell’Accademia della Crusca, questa misura non possa ispirare altre amministrazioni locali a seguire l’esempio, magari con un occhio di riguardo per il necessario equilibrio tra tradizione e innovazione linguistica.

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