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Un articolo nell’articolo. Il secondo unisce

Visto che sugli attentati terroristici abbiamo scritto tanto e di più; visto che appare ormai ripetitivo aggiungere sdegno allo sdegno per azioni così vigliacche, in cui non c’è battaglia ad armi pari combattuta su un campo di guerra ma vengono colpiti alle spalle obiettivi innocenti; visto che la condanna del mondo occidentale nutre il terrorismo; quello che state leggendo sarà un articolo nell’articolo, e quello vero tra i due, quello d’effetto dirompente, quello che lascia il segno, non lo scrivo io, giornalista italiana tra i tanti, ma lo scrive una giornalista araba, Nadine Al-Budair, una davanti a cui dovremmo inchinarci tutti.

Da lei, una ragazza, arriva una lezione di civiltà a tutto il mondo. Alla sua parte di mondo, quello arabo, ricorda il valore dell’accoglienza occidentale; alla nostra parte di mondo, invece, ricorda che non esistono confini per l’intelligenza e la capacità di aprirsi al dialogo.

L’articolo di Nadine è stato pubblicato sul quotidiano kuwaitiano Al-Rai. Leggetelo, scoprirete che c’è un’altra parte araba, una che da sola vale a superare ogni pregiudizio. Eccolo:

“Immaginate che i giovani occidentali vengano qui e compiano una missione suicida in una delle nostre piazze in nome della Croce. Immaginate di sentire le voci di monaci e sacerdoti, provenienti da chiese e luoghi di preghiera dentro e fuori il mondo arabo, che urlano negli altoparlanti e lanciano accuse contro i musulmani, chiamandoli infedeli e cantando: ‘Dio, elimina i musulmani e sconfiggili tutti’.

Immaginate che noi avessimo fornito ad un numero infinito di gruppi stranieri carte d’identità, cittadinanze, visti, posti di lavoro, istruzione gratuita, moderna assistenza sanitaria gratuita, previdenza sociale e così via, e che poi sia uscito fuori un membro di uno di questi gruppi, consumato dall’odio e dalla sete di sangue, e abbia ucciso i nostri figli nelle nostre strade, nei nostri edifici, negli uffici dei nostri giornali, nelle nostre moschee e nelle nostre scuole.

Queste immagini sono lontane dalla mente del terrorista arabo o musulmano, perché ha la certezza che l’Occidente sia umanitario e che il cittadino occidentale si rifiuti di rispondere così ai barbari crimini dei terroristi islamici. Nonostante gli atti terroristici di Al-Qaeda e dell’ISIS, noi stiamo sul suolo occidentale da anni senza alcun timore o preoccupazione. Milioni di musulmani – turisti, immigrati, studenti e persone in cerca di lavoro – hanno le porte aperte e le strade sicure.

E’ strano che noi condanniamo l’Occidente invece di affrontare ciò che sta accadendo in mezzo a noi: i modi estremisti in cui interpretiamo la sharia e il nostro atteggiamento reazionario l’uno verso l’altro e verso il mondo. E’ strano che noi condanniamo invece di chiedere scusa al mondo.

Certi opinionisti arabi promuovono un messaggio patetico e recitano all’orecchio del loro amico le stesse parole che lui ha ripetuto milioni di volte riferendosi ai terroristi musulmani: ‘Quelli non rappresentano l’islam, ma solo se stessi’.

Questo è tutto quello che sappiamo fare: assolverci dalla colpa”.

Grazie Nadine, in poche righe hai colpito al cuore di due mondi che non vogliono unirsi per farne uno solo.

Patrizia Vita