“Ci rivedremo nei nostri sogni, lì, nessuna malattia, nessun pericolo potrà mai toglierci la nostra amicizia”. Perché “cara Liliana” un “re cattivo ha firmato delle leggi, cattive come lui. Secondo le brutte persone, tu, la tua famiglia, tanti nostri amici siete diventati d’un tratto strani: ‘ebrei’”… “Noi tutti ci siamo chiesti che tipo di malattia fosse essere ebreo, era contagiosa? Se sì, come si prendeva questa malattia?”.
Sono alcune righe tratte dalla lettera che i bambini della quinta C della scuola primaria Tovoli di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, hanno scritto a Liliana Segre, immaginando di essere i suoi compagni di scuola, a Milano, nel 1938, ai tempi della sua deportazione ad Auschwitz-Birkenau.

La lettera è stata letta ieri dagli stessi alunni durante la seduta del Consiglio comunale dedicata al Giorno della Memoria proprio a Casalecchio. Il messaggio è stato ideato dalla classe nell’ambito del progetto scolastico “Cara Liliana…” promosso da Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti), ed è appunto rivolto alla Liliana bambina che, a causa dell’entrata in vigore delle leggi razziali, fu allontanata dalla scuola. Le bambine e i bambini si sono immaginati come se fossero i suoi compagni di classe mettendo nella lettera i loro pensieri e le loro emozioni.

Immaginando di non vederla più in classe dopo la deportazione, i bambini scrivono ancora: “E’ da molto tempo che non ti vediamo e ci manchi molto. I primi giorni della tua assenza non ci siamo preoccupati, ma ormai è passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti: era la fine di settembre alla ‘Festa dei violini’ che si è tenuta in centro a Milano”.
“In questo periodo io, la Gina, la Francesca e la Marta, ci siamo chieste dove tu fossi andata. La Gina una volta ha detto che eri partita per il ‘Paese dei Balocchi’ perché la maestra aveva letto la storia di quel burattino di legno, Pinocchio, partito con il suo amico Lucignolo, in cerca di avventura. Ma non poteva essere, dicevo io, perché tu non eri ‘una somara’ come loro”, si legge in un altro frammento. “La Marta e la Francesca dicevano che la cartina geografica ti aveva inghiottita e ti aveva portata in cima al Monte Bianco. Allora abbiamo preso la cartina e l’abbiamo scrollata per farti uscire, ma non c’è stato verso”.

Poi la conclusione: “Noi non ti abbiamo più visto in classe, nonostante le brutte notizie che sentivamo, ti abbiamo sempre conservato il posto, la merenda e anche un lapis. Chissà se un giorno ti vedremo arrivare a scuola o forse non ti vedremo mai più, almeno in questo pianeta. Di una cosa siamo sicure tutte: ci rivedremo nei nostri sogni, lì, nessuna malattia, nessun pericolo potrà mai toglierci la nostra amicizia. E’ lì che ti terremo, cara Liliana, stretta, stretta nei sogni di noi bambini… Quello è il luogo più sicuro che abbiamo immaginato per nascondervi dai mostri che vogliono portarvi via nella terra del silenzio. A presto, con tanto affetto. Le tue compagne”.

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