‘Caro Babbo Natale, spero che tu e le tue renne stiate benne. Se vuoi puoi parcheggiare la slitta sul nostro terrazzo. Buon viaggio’.

Il premio di migliore letterina spedita dai bambini delle scuole elementari al Babbo Natale di Ascom è andato all’unanimità alla piccola Eleonora, per la sua composizione giudicata la più simpatica, ma soprattutto la più adatta alla spensieratezza e alla gioia che il clima natalizio dovrebbe trasmettere ai più piccoli. Dal punto di vista emozionale però, il premio sarebbe spettato ad una letterina anonima che citiamo per intero con la speranza che il Bambin Gesù la legga e ponga rimedio: “Caro Babbo Natale, quest’anno chiedo di essere nella lista dei buoni. Ma anche se non lo fossi e mi porterai carbone io ti chiedo due cose. La prima è un mp3 per ascoltare e scaricare la musica e la seconda è che la mamma sia più buona. Forse, sempre se sono nella lista dei buoni, la seconda cosa che ho chiesto sarà difficile da fare”.

 

Un velo di preoccupazione che ha squarciato il cuore e turbato la lettura  delle venti liste dei desideri raccolte nella saccoccia di Babbo Natale. Una lettura peraltro  non facile e che ha lasciato l’amaro in bocca ai giudicanti, che, sapendo di trovarsi difronte a bimbi di nemmeno 8 anni, non si aspettavano di certo di dover leggere vere e proprie liste della spesa scritte al computer, con desideri di alta tecnologia e giochi virtuali che inneggiano all’isolamento e nessun accenno al divertimento, alla felicità, agli addobbi colorati, alla famiglia o allo stato d’animo dello scrivente.

E’ il segno dei tempi, della tecnologia che mette all’angolo l’essere umano, dei social network che promettono contatti e invece isolano sempre di più. Sono i tempi dei genitori che portano i figli al ristorante e infilano loro in mano un Ipad perchè non rompano le scatole. Sono i tempi in cui un’emozione si twitta, caratterizzati dall’incapacità totale di costruire una frase di senso compiuto per comunicare con le parole e la scrittura.   

Forse anche Babbo Natale è rimasto colpito dai bambini del nuovo millennio, abituato com’era alle vecchie letterine scritte a mano da piccoli ingenui che avevano come massimo desiderio un pallone per infangarsi allegramente in compagnia incuranti dei pantaloni nuovi o della camicetta appena stirata. Bambini più bambini forse, che esprimevano le loro emozioni con un bacio sporco di cioccolato o una carezza fresca di pantano del campo da calcio, bambini che non avevano paura di prendere una malattia se baciavano il loro gatto o rubavano una ciliegia dall’albero.

Ai primi posti delle richieste nelle asettiche letterine una lista di accessori tecnologici, dall’Mp3 con le cuffiette alla Playstation, dai giochi per computer alla consolle all’ultima moda. Tutti oggetti rigorosamente individuali. Niente telefonini, che rappresentano la comunicazione, niente bambole o automobiline per immaginarsi grandi o giocare insieme.

 

Letterine scritte senza introduzione e senza emozione, che pretendono andando dritte al punto e fanno capire che i ragazzi di oggi preferiscono non usare le parole. Forse perché  sotto sotto sono convinti di poter usare un avatar che interagisca al posto loro. Su questo dovrebbe riflettere la Scuola, che da tempo propina test a crocette e ha relegato temi, riassunti e descrizioni nell’angolo della didattica antica. Dovrebbero riflettere i genitori, che non raccontano più le fiabe ma piazzano i figli soli sul divano con film nei quali esseri umani e animali sono stati sostituiti da strane creature colorate che volano, si trasformano e comunicano emettendo suoni e luci. La costruttiva idea di Ascom di far scrivere letterine di Natale ai bambini delle elementari per capire quali sono i loro desideri e far rivivere agli adulti le emozioni dell’infanzia, forse non ha centrato il bersaglio. Ma ha scoperchiato un vaso di Pandora che porta alla luce la tristezza e l’aridità della società moderna, basata su un’economia usa e getta  e nella quale ai bambini viene insegnato a urlare attraverso i social network ma non a comunicare con il compagno di banco. Probabilmente, se si andrà avanti così, Babbo Natale dovrà imparare ad usare l’# (ashtag) e scaricherà le letterine direttamente da facebook.

 Anna Bianchini
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