Non se ne può più: basta con la solita bufala che “in Italia non c’è libertà di stampa”!

Forse è arrivato il momento di spiegare che quello che viene detto da “ammiocuggino” al bar o sui social è un dato che non corrisponde alla sostanza e alla realtà dei fatti.

A maggio 2015, il quotidiano La Repubblica ha riferito che ‘tra i 30 ed i 50 giornalisti si trovano sotto la protezione della polizia perché minacciati. Il livello di violenza contro i giornalisti (comprese le minacce di morte e le intimidazioni verbali e fisiche) è allarmante. I giornalisti che indagano la corruzione e la criminalità organizzata sono quelli che vengono maggiormente presi di mira. Reporters Sans Frontières cita ad esempio, quanto accaduto in Vaticano con gli scandali Vatileaks e Vatileaks 2. Vicende, spiega il sito, che hanno visto due giornalisti rischiare “fino a otto anni di carcere” per aver scritto libri “sulla corruzione e sugli intrighi all’interno della Santa Sede”. Inoltre,  secondo il report Demonishing The Media, ci sono le molestie online, quelle di chi, quando non gradisce il contenuto di un articolo: insulta, offende, minaccia, calunnia e vomita odio.

Da qui, quel 77simo posto nella classifica, citato fino alla nausea per screditare la categoria, dà un’interpretazione errata del lavoro giornalistico. Ma questo dato risale al 2015, quando molti giornalisti italiani vivevano ancora sotto scorta per aver scoperchiato il malaffare della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. Per aver fatto ‘nomi eccellenti’ nelle loro inchieste e per aver scoperto casi di corruzione politica, che li avevano portati a dover rinunciare alla professione giornalistica. Qualcuno è pure morto ammazzato per raccontare a quest’Italia ingrata le collusioni mafiose, che non conoscereste, cari lettori, se qualcuno non ve le avesse raccontate con tanto di particolari, a costo della propria vita.

I bufalari ed i fruitori dei social come discarica di porto delle proprie frustrazioni, quelli contro tutto e contro tutti, i laureati all’università della strada che ostentano conoscenze alla stessa stregua del virologo, dell’ingegnere e del Premio Nobel, puntano il dito contro il cronista di turno, che viene accusato di non essere libero perché ‘al soldo dei poteri forti’.

Cari  utenti del web, che propalate fake news come un fiume in piena, dovete sapere che la classifica che citate a vostro uso e consumo non fa dei cronisti italiani dei carnefici come vorreste dimostrare, ma delle vittime. Poi, se voi per libero arbitrio comprate giornali (ammesso che li compriate) di cui conoscete perfettamente l’editore (e quindi i contenuti), è una scelta vostra.

Se leggete il quotidiano di un imprenditore miliardario, è normale che troverete un taglio giornalistico ‘allineato’ con gli interessi graditi all’editore che detiene il potere economico e finanziario. Ma siete voi che lo acquistate quel giornale, nessuno ve lo impone. La scelta dei media oggi, è talmente varia, che potete selezionare quel che volete e formare la vostra opinione, sempre che siate in grado di farlo. Altrimenti, non veniteci a parlare di ‘stampa non libera’ e “skiava dei poteri forti!!1!!”, perché i giornalisti liberi e soprattutto non allineati, per fortuna, ci sono ancora. Dovreste solo assumervi la responsabilità di capire che, se non li vedete, siete proprio voi a non saperli riconoscere.

Ci sono 6 giornalisti che da anni vivono sotto costante scorta della polizia, e alcune decine di cronisti devono ricorrere anch’essi a misure di protezione. Negli ultimi 10 anni, sono state registrate più di 3.000 denunce di minaccia fisica e di intimidazione: soltanto nei primi 4 mesi del 2017, le denunce sono state 71. Sono elementi diversi a determinare quel posto in classifica che ripetete come l’Ave Maria durante il Rosario, non sono i contenuti, che voi giudicate terroristici, scritti ad esecuzione del mandato dall’alto di quei “poteri forti”, che non esistono se non nel vostro complottismo ossessivo. Sono proprio i contenuti troppo liberi di quel che viene scritto, che poi portano a comprimere la libertà di chi le scrive.

Orsù miei cari, sforzate il criceto e pensate a Silvio Berlusconi: spiegatemi in quale paese non libero sarebbe stato possibile descrivere gli incontri hard dell’allora premier con le sue giovinette? In quale paese non libero si sarebbe potuto descrivere il sesso orale di Monica Lewinsky, nei particolari più piccanti, mentre Bill Clinton era il Presidente degli Stati Uniti? Vogliamo parlare degli scandali sessuali di tutti quei politici che hanno dovuto poi abbandonare le poltrone romane? Allora, cercate di essere voi ad informarvi (ma non solo su “gguggolll”) prima di spararla grossa: quella classifica parla di quella libertà cui dopo un lavoro giornalistico tanti cronisti antimafia sono stati costretti a rinunciare per proteggere la propria vita, finendo sotto scorta. Libertà che è stata compressa con violenza da chi non tollera quella stampa libera, che ora voi attaccate indistintamente.

Non è come pensate voi, che avete dimenticato quanto liberi siamo in Italia, dove ognuno di voi possiede un profilo facebook con cui può dire qualunque cosa e può sbraitare a qualsiasi ora, può trollare allegramente con i suoi finti profili e condividere ogni tipo di contenuto, anche quello che vi danno a bere, come questo sulla libertà di stampa che non c’è.

L’altro giorno, le ossa di un uomo, che si presume appartengano ad un giornalista sono state rinvenute in una grotta del catanese. I i rilievi eseguiti dalla Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale dei carabinieri di Catania il decesso risalirebbe a un periodo compreso tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta.

E fatela finita con ‘sta bufala, per piacere!

Natalia Bandiera

Fabrizio Carta

Teoria e tecnica delle fake news in Italia – Linkiesta.it

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