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Post polemici e foto particolari possono compromettere la reputazione sul lavoro

‘Agenzia per il Lavoro Orienta ha condotto una survey con 8 domande a risposta chiusa tra i propri utenti Linkedin, per indagare la loro conoscenza circa l’importanza della web reputation soprattutto in chiave occupazionale. Alla survey hanno risposto circa 12mila persone. La web reputation è un aspetto centrale per trovare lavoro. Prima di assumere qualcuno, la maggior parte delle figure manageriali addette alla ricerca e selezione di personale fa una ricerca online sulla persona candidata per conoscerla meglio e trarne un profilo più attendibile possibile. In questo senso curare la propria reputazione online è decisivo. Le domande, nello specifico, hanno riguardato la conoscenza o meno del concetto di web reputation, a cosa serve, a quale soggetto (candidato o azienda) è più utile, come si costruisce una reputazione online positiva, quali i maggiori rischi, e quali dati o informazioni condividere o meno online. LA SURVEY – Il primo spunto della ricerca è stato capire quanti, tra i nostri utenti, conoscono il tema della web reputation: il 50% ha affermato di conoscerla, mentre l’altra metà ha risposto il contrario. Per il 61%, la reputazione online serve a farsi apprezzare dalle aziende, consapevolezza che combacia con la tendenza degli HR e dei manager a cercare spesso il profilo online dei candidati. Secondo il 24%, invece, serve più a farsi apprezzare da qualcuno in generale. Il 36% pensa di costruire un’immagine positiva di sé attraverso l’interazione con utenti online, il 34% pubblicando contenuti di valore e il 21% attraverso feedback positivi da parte di altri.

Rispetto ai rischi per la propria reputazione online, il 30% pensa che bisogna evitare le discussioni sui social, il 23% sostiene che bisogna evitare post “compromettenti” e il 29% foto “compromettenti”. Importante, poi, per il 18% monitorare costantemente la rete. Tra i rischi, il 44% teme l’appropriazione dei propri dati e immagini, il 28% la circolazione di fake news a proprio discapito e per un altro 28% l’eventualità di trasmettere un’idea negativa di sé. Il 75%, inoltre, considera importante mantenere privati i propri dati personali. Tra questi, quelli considerati più delicati per il 46% dei rispondenti è lo stato di salute, per il 19% si tratta del proprio pensiero politico o credo religioso. Per un minor numero di persone, invece, i dati personali più importanti sono il livello di reddito e le informazioni biometriche. “Siamo, sempre di più, una società iperconnessa, social e digitale, di conseguenza anche il concetto di reputazione si è spostato online, con maggiori opportunità ma anche rischi. Bisogna essere consapevoli che molte delle nostre attività online lasciano tracce pubbliche che contribuiscono a definire la nostra immagine e reputazione- spiega Giuseppe Biazzo, ad Orienta- Questa dinamica è strettamente correlata al tema occupazionale e, in special modo, ai processi di assunzione e non solo. È noto che molti dei professionisti della ricerca e selezione del personale ricorrono allo strumento online per definire un profilo più completo dei candidati. Importante, quindi, curare la propria reputazione online in chiave lavorativa. Allo stesso tempo, però, questa non deve diventare un’arma a doppio taglio, che scoraggia la legittima libertà di pensiero di ciascuno, innescando pericolose autocensure e magari prestando il fianco a inaccettabili discriminazioni. La reputazione online è quindi importante per i candidati e per le aziende, ma in un contesto generale sano, equilibrato e rispettoso delle libertà di ognuno di noi”.