Continuano a fare discutere le parole di Papa Francesco sul valore della castità nelle coppie di fidanzati. Una raccomandazione quella del capo della Chiesa che è sembrata andare contro la consuetudine dei tempi moderni e in parte anche in controtendenza rispetto alle non poche aperture – l’ultima in ordine di tempo riguarda la nomina di due donne in seno al Dicastero per i vescovi – che Bergoglio ha impresso al suo pontificato.
In vero, considerazioni che andrebbero analizzate più a fondo e che sotto una copertina che sa di ‘superato’, nascondono invece degli spunti di riflessione meritevoli di una disamina più ponderata e forse declinata ad un approccio più laico. Tutto si rifà a quanto contenuto nell’esortazione apostolica ‘Amoris laetita’ – tradotto ‘La gioia dell’amore’ – dove Papa Bergoglio spiega che la castità non sarebbe inutilmente predicata se raccolta come opportunità di conoscenza dell’altro, di momento che non preclude in assoluto il contatto fisico, ma che non lo antepone alla necessità di conoscere chi ci sta a fianco. Castità quindi alleata dell’amore: ‘essa infatti‘- recita uno dei passaggi cruciali del testo papale – ‘è via privilegiata per imparare a rispettare l’individualità e la dignità dell’altro, senza subordinarlo ai propri desideri‘.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata. Oggi ci si sposa, se ci si sposa, verso i 30 anni; si ha la possibilità di conoscere, frequentare persone di ogni parte del mondo e di culture molto diverse dalla propria: l’individuo è maggiormente emancipato dalla struttura famigliare, i sistemi valoriali a cui fare riferimento sono molteplici e non per ultimo ogni individuo percepisce maggiore possibilità di scelta.
Nella Bibbia stessa il verbo ‘conoscere’ è sinonimo di unirsi sessualmente, in altri termini potremmo dire che si conosce una persona, tanto da decidere poi di sposarla, solo se prima la si conosce nell’integralità di tutte le sue ‘dimensioni’ compresa quella sessuale: escludere tale dimensione non ha quindi alcun senso o utilità.
Il mio lavoro mi permette di incontrare molti giovani ed è doveroso sottolineare come i giovani non percepiscano affatto come un problema i rapporti prematrimoniali e nemmeno quelli occasionali, le criticità piuttosto si manifestano rispetto ai significati che accompagnano la dimensione della sessualità. Vale la pena quindi chiedersi – conclude Trevisan – se sia più utile dedicare spazio e risorse ad una educazione all’affettività ed alla sessualità liberando tali dimensioni dai pregiudizi moralistici per poter costruire con le persone siano esse giovanissime giovani o adulte nuovi significati che abbiano alla base il rispetto pieno e totale dell’altro ed una piena responsabilità personale”.
Marco Zorzi