Furibondo il presidente Zaia: “Questo non è sport”, ha commentato appena appresa la notizia che Cortina d’Ampezzo non avrebbe ospitato i Mondiali di sci del 2019. Sconfitti per un solo voto (8 contro 9) a beneficio di Are, Svezia, già sede dei Mondiali del 2007 e di quelli di sci nordico del prossimo anno. Perché ha ragione Zaia: questo non è sport. Questi sono affari.

Girano soldi attorno all’organizzazione di una competizione sportiva di questo livello. Si calcola che per il Veneto, o meglio per Cortina d’Ampezzo, quel voto di differenza costi circa 100 milioni di euro in opere urbanistiche.

Il problema è: chi le avrebbe fatte quelle opere urbanistiche? E come? E a quale prezzo? A Cortina, peraltro, dove l’ex sindaco è in “esilio giudiziario” e dove 19 tra vigili e funzionari del Comune sono indagati perché sospettati di essersi tenuti i soldi delle multe. Domande che evidentemente si sono posti anche i componenti della Federazione Internazionale Sport invernali, che proprio nelle ore del voto hanno letto, in tutto il mondo, dell’incredibile inchiesta sulle tangenti per il Mose. Incredibile in Italia, figurarsi all’estero. “Non so dire quanto sulla decisione pesino gli arresti di queste ore – ha dichiarato il presidente di Confindustria Belluno, Gian Domenico Cappellero -. Ma di certo non abbiamo offerto al mondo una bella immagine dell’Italia, macchiati ancora una volta da pesantissime accuse di corruzione, peraltro in Veneto. Purtroppo a essere penalizzate sono ancora una volta le imprese che operano onestamente”.

La verità è che la misura è colma. Forse non ancora in Italia, dove l’intreccio tra affari, finanza e politica è ormai così aggrovigliato da non riuscire a distinguerne la testa e la coda, ma all’estero sì. Expo 2015 e Mose sono probabilmente i colpi definitivi, l’uno-due del pugile che manda al tappeto un paese intero, che non può sperare di rialzarsi, come sempre ha fatto in passato, sparando due baggianate di promesse e dandosi una spolverata di superficie, ma lasciando intatto il sistema di corruzione. “Peccato – ha commentato ancora il presidente della Confcommercio di Belluno -, l’assegnazione dei mondiali a Cortina d’Ampezzo avrebbe potuto essere l’inizio di un nuovo percorso virtuoso”. Non è vero. Qui non si tratta di persone che sbagliano, ma di politici e imprenditori organici a un sistema che si fonda sull’illegalità. Non tutti, certo, ma molti, davvero molti. Immaginare che questo sistema scompaia così, d’incanto, sarebbe come sperare di curare un tumore con un’aspirina. L’Italia, spiace dirlo, è più marcia delle fondamenta di Venezia. Dovrebbero costruirlo all’Italia un Mose, una paratoia che si alzi in caso di allarme corruzione e tenga al largo la melma che infetta le nostre vite da decine e decine di anni. 

di Giuliano Orsato

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