“Siamo arrivati a un punto in cui ai padri viene dato tanto spazio e non sempre in modo logico, poco importa se questi figli li gestiscono poi nonne o altri e bisognerebbe che i magistrati studiassero i fascicoli con maggiore attenzione. Siamo succubi di una serie di condanne che vengono dall’Europa per quando si dava l’affido esclusivo alle sole madri, anche quando non erano idonee, mentre oggi a un violento si lascia comunque vedere il figlio. Come al solito il problema in Italia è il controllo delle misure che vengono adottate. La mano destra non sa quello che fa la sinistra e la risposta del tribunale non è sempre efficace, né tempestiva. I minori sono lasciati in situazioni difficili, ci riempiamo la bocca dell’interesse dei minori e non ci sono i giudici disposti a farlo”. L’avvocata Laura Cossar, esperta di diritto di famiglia, alla Dire commenta così gli ultimi fatti di Brescia dove un padre ha tenuto in ostaggio il figlio dopo aver aggredito l’assistente sociale durante un incontro protetto.
L’uomo, come risulta dalle ricostruzioni, aveva in passato aggredito l’ex moglie e il suo avvocato. Poteva essere un altro infanticidio come accaduto al piccolo Daniele Paitoni, accoltellato dal padre che poteva vederlo tranquillamente o a Federico Barakat, che l’avvocata Cossar ricorda nel corso dell’intervista, ucciso addirittura in un luogo istituzionale.
Nei tribunali italiani si continua a parlare di bigenitorialità anche di fronte a uomini con procedimenti penali in corso: “Bisogna convincersi che è meglio inserire una misura di protezione in più piuttosto che in meno, è un grande rischio lasciare i bimbi cosi. Spesso il tribunale parla di conflitto, quando invece nella violenza c’è una persona che subisce”.
E sulla prevenzione della violenza Cossar insiste sul primo ‘gancio’ di salvezza della donna che prova a scappare dal carnefice: ospedali e operatori di polizia. “Se non rispondiamo adeguatamente in quel primo approccio noi quella donna la perdiamo”, aggiunge.
“Dobbiamo dare voce ai bambini, dicono tutto. Mi sembra che ci sia una guerra sulle loro teste e garantire la bigenitorialità invece di scegliere uno dei due, quando l’altro non è adeguato, è un errore. I tribunali sono chiamati a scegliere e invece è come se si dicesse ‘gli diamo il bambino, speriamo che ce la caviamo’”.
L’avvocata parla infine del valore dell’ascolto dei minori e del ruolo che il curatore del minore all’interno del processo deve avere: “I bambini parlano e ci dicono tutto, più sono piccoli più i messaggi non verbali della violenza passano, ma i giudici non li ascoltano”, conclude.