AltoVicentinOnline

I cacciatori alzano la voce. Carretta: ’Scenderemo in piazza per farci sentire’

’Siamo l’unica categoria che paga prima di sapere che tipo di permesso sta acquistando’.
A questo grido i cacciatori veneti, riuniti attorno alla Confavi, insorgono perche` si sentono mal rappresentati dal mondo politico.
Pagano circa 300 euro per licenza, ed il tutto porta nelle casse dell’Italia circa 130 milioni di euro in tasse venatorie, 67 milioni di euro in concessioni regionali e 50 milioni di tasse per gli appostamenti fissi.

Pagano per avere una licenza e poi non trovano quello che si aspettavano: calendario venatorio sospeso per un ricorso al Tar, 19 specie di uccelli sottratte al permesso di caccia, i loro capanni, costruiti ed utilizzati da anni in questa forma, ora decretati fuori legge per motivi di autorizzazione paesaggistica ed urbanistica e smantellati per non incorrere in penali ingiustificate…
’Se un bel giorno i cacciatori si sognassero di non rinnovare il permesso di caccia, 100000 famiglie che vivono su questo settore si troverebbero all’improvviso scoperte, con un impatto economico globale di 8 miliardi di euro, per armerie e fabbriche di munizioni ferme, tasse mancate e cosi` via – commenta irritata Cristina Carretta, presidente dell’Associazione cacciatori veneti Confavi.
Per ora, comunque, i cacciatori non sono ancora arrivati a tanto, anche se rifiutano di riconoscersi nei loro rappresentanti politici da cui non si sentono assolutamente tutelati.
Per questo hanno convocato urgentemente un’assemblea regionale ed intendono per ora reagire con una triplice risposta : fiscale, popolare e politica.
’Innanzitutto, troveremo il modo per fare un ricorso comune per farci restituire quanto pagato inutilmente – spiega Cristina Carretta – quindi organizzeremo delle manifestazioni di protesta’.
L’ambizioso piano del presidente della Confavi non si ferma qui: i cacciatori intendono diventare ora un vero e proprio soggetto politico, e tutelare in prima persona  i valori del mondo rurale, cui la loro cultura sente di appartenere. 
’Abbiamo gia`una fondazione che riunisce agricoltori, allevatori, pescatori e cacciatori – conclude Cristina Carretta – ed intendiamo porre fine alla linea politica debole che finora non ci ha reso le nostre ragioni. Ci facciamo forti della legge europea che rispettiamo e della stessa Costituzione che prevede la legittimità della caccia ed intendiamo, d’ora in poi, portare da soli le nostre richieste al mondo politico ed assicurarci in prima persona che siano ascoltate.’

Umberto D’Anna