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I 5 Stelle su Rousseu dicono SI a Draghi, Di Battista lascia il movimento

 

Sulla piattaforma Rousseau vince il sì: il 59,3% dei militanti del M5S appoggia la linea dei vertici del Movimento a favore del nuovo esecutivo. Ora sono tutti “vincolati” a rispettare l’esito della consultazione, avverte Vito Crimi. Ma la votazione online certifica la spaccatura all’interno dei cinquestelle e la prima prova sarà il voto di fiducia in Parlamento la prossima settimana. Fuori dalle Aule parlamentari c’è però già l’addio di Alessandro Di Battista: “non posso digerire la votazione, mi faccio da parte», dice postando un video su Fb.

Da queste fibrillazioni l’esecutivo dell’ex presidente Bce è comunque al riparo: qualsiasi scelta la fronda 5s dovesse fare (che sia l’astensione o anche il voto contrario), alle Camere conta su una maggioranza molto ampia e dunque è destinato a nascere su numeri solidi.

Chiuse le consultazioni e incassato l’ok della base 5S, è sulla squadra di governo che il futuro premier è impegnato. Non intende trattare nome su nome e gli unici suggerimenti che è pronto ad ascoltare sarebbero quelli del Quirinale. Che però in Consiglio dei ministri non siederanno solo tecnici è ormai una certezza. Il Pd dice di volerne rispettare le prerogative ma chiede anche “una quadra autorevole, formata nel rispetto del pluralismo politico e che rispetti la differenza di genere”. Il sostegno dei Dem a Draghi viene confermato ancora una volta in Direzione, dove Nicola Zingaretti esprime anche molte preoccupazioni. Vede alzarsi una “generale marea antipolitica” che punta a “delegittimare il Pd” e a “destabilizzare” l’intero sistema politico. Digerire la presenza della Lega nello stesso governo per il Nazareno non è cosa di poco conto ed è agli atti. Dall’europeismo ai toni più pacati sui migranti, l’auspicio è che le nuove posizioni di Matteo Salvini non siano solo “capriole verbali”. Guarda poi in casa Zingaretti e ribadisce che parlare ora di congresso è “da marziani” ma propone di convocare entro febbraio l’Assemblea nazionale. Tra le prossime sfide infatti ci sono anche le amministrative e occorre prepararsi puntando a rinsaldare l’alleanza con 5s e LeU per vincere le destre.

Sono però ancora una volta i 5s a essere stati al centro della scena politica. “Aspettando Rousseau”, twitta al mattino Beppe Grillo pubblicando un fotomontaggio che ritrae Draghi in bilico su un cornicione mentre Mattarella guarda alla finestra. Un messaggio per sottolineare l’importanza della votazione sulla piattaforma online e anche del ruolo dei cinquestelle nel governo. In molti puntavano su un risultato simile a quello che poi i numeri hanno confermato: una vittoria dei sì larga ma non larghissima, prova ulteriore dell’esistenza nel Movimento di una minoranza consistente. Più robusta fra gli iscritti di quanto non sia fra i parlamentari. E c’è chi come la Lega approfitta per sottolineare come di fronte a una divisione così profonda il proprio ruolo e quello di Forza Italia “sia ancora più importante”. I vertici 5s, che da Fico a Di Maio e Crimi, si sono spesi per la vittoria dei Sì a sera ringraziano per il senso di responsabilità i militanti e invitano a guardare avanti per “scrivere” il futuro con il Recovery plan. Grazie al quale la spinta al Pil potrà arrivare nei prossimi anni fino al 3,5%, assicura Paolo Gentiloni. Ed ecco perché contano ancora più del
solito “l’esperienza, le idee e le capacità del presidente del Consiglio incaricato” in cui il commissario Ue dice di avere “piena fiducia”.

Sono stati 74.537 i votanti M5s sulla piattaforma Rousseau che hanno espresso il loro voto sul governo Draghi: di questi il 59,3% si espresso favorevolmente, pari a 44.177 voti. I 74.537 iscritti che hanno votato si rapportano ad una base di 119.544 iscritti aventi diritto di voto. I No sono stati 30.360, il 40,7% dei partecipanti al voto. E’ stato il notaio Valerio Tacchini a fornire l’esito del voto online degli iscritti del Movimento cinque stelle alla piattaforma Rousseau che oggi, dalle 10 alle 19 si sono espressi sul via libera al nuovo esecutivo guidato da Draghi. Il notaio ha fornito un raffronto con le due votazioni precedenti, per il Conte 1 e il Conte 2, quando si registrò un numero inferiore di votanti allora: “su dieci ore di votazione nel 2018 l’affluenza fu di 4480 votanti all’ora. Per il Conte 2 fu di 8.848 in 9 ore”.

Intanto, arriva l’addio al Movimento da uno dei leader storici: Alessandro Di Battista lascia il M5s. “Zero polemiche – ha scritto su Facebook – le decisioni si devono rispettare ma si possono anche accettare. Però la mia coscienza politica non ce la fa a digerirle. Da ora in poi non parlerò più a nome del Movimento 5 Stelle, perchè in questo momento il M5s non parla a nome mio. E dunque non posso fare altro che farmi da parte”.

“Se poi un domani la mia strada dovesse incrociarsi di nuovo con quella del M5S, vedremo. Dipenderà esclusivamente da idee politiche, atteggiamenti e prese di posizioni. Non da candidature e possibili ruoli – ha continuato Di Battista – “E’ stata una bellissima storia d’amore, con gioie e battaglie vinte, ma anche diverse delusioni e qualche battaglia disattesa o persa. Io, con tutto l’impegno del mondo, non possono non considerare determinate mie convinzioni politiche. Poi magari mi sbaglierò su questo governo, ma non posso proprio andare contro la mia coscienza, aggiunge. “Grazie a Beppe Grillo, è lui che mi ha insegnato a prendere posizione, anche controcorrente. E io oggi non ce la faccio proprio ad accettare un Movimento che governa con questi partiti, anche – per l’amor di Dio – con le migliori intenzioni del mondo”, conclude.