“Non ci siamo voluti accorgere dei cambiamenti in atto da anni”. Con queste parole, lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet commenta l’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso il paese. Secondo Crepet, la responsabilità di questo deterioramento sociale va ricercata in un errore fondamentale: concedere ai giovani troppo presto la “patente di adulto”. La libertà di sperimentare con alcol, droghe e sesso fin dall’adolescenza, senza il giusto accompagnamento educativo, è, secondo l’esperto, un rischio grave e inaccettabile.

Crepet, da sempre un osservatore attento delle dinamiche giovanili, punta il dito contro l’influenza negativa di alcuni media, in particolare della televisione, dei videogiochi e dei social media, che definisce “moltiplicatori di violenza incredibili”. In questo contesto, l’esperto lancia una proposta drastica: vietare l’uso dei cellulari fino ai 12 anni. Una posizione che trova un’eco anche nelle parole del Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il quale ha dichiarato la necessità di intervenire contro la crescente violenza giovanile. Valditara ha sottolineato l’importanza delle nuove norme sulla condotta a scuola, pensate per ripristinare l’autorità dei docenti e garantire la sicurezza degli studenti.

Secondo Crepet, la causa principale della violenza giovanile è la totale assenza di limiti da parte delle famiglie. “I genitori quarantenni sono i peggiori della storia”, afferma provocatoriamente, spiegando che molti genitori sono cresciuti con l’idea che mettere limiti ai figli sia sbagliato. Una generazione, quella attuale, che rifiuta la fatica e l’impegno, preferendo rifugiarsi nella “comfort zone”, a partire dall’abolizione dei voti nelle scuole. Ma non è solo la famiglia a essere in crisi: anche la scuola, secondo Crepet, ha abdicato al suo ruolo educativo. “I professori hanno paura di intervenire, temono di essere emarginati o aggrediti”, spiega.

Per Crepet, la soluzione potrebbe risiedere nella decisione di togliere i social dai più piccoli. Questo, secondo lui, avrebbe un impatto mediatico fortissimo e potrebbe segnare un punto di svolta nella gestione della violenza giovanile. Tuttavia, l’esperto non è ottimista sulla possibilità che i politici, timorosi delle reazioni dell’opinione pubblica, prendano una decisione così impopolare. “Non sono pessimista, sono ben informato”, conclude Crepet, mettendo in evidenza l’urgenza di un intervento serio e tempestivo.

Con queste parole forti, Crepet non solo denuncia una situazione sempre più allarmante, ma propone anche soluzioni che sfidano la convenzione e mettono in discussione la libertà concessa alle nuove generazioni. Un’intervista che invita alla riflessione sul futuro dei nostri ragazzi e sulla responsabilità collettiva nell’educazione delle giovani generazioni.

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