La didattica della memoria è un compito delicato e fondamentale nelle scuole, e la Shoah, come uno dei capitoli più dolorosi della storia contemporanea, non può essere trattata con superficialità. La domanda di molti insegnanti e genitori è: è giusto raccontare un evento così terribile come la Shoah ai bambini della scuola primaria? La risposta non è semplice e richiede un equilibrio tra rispetto per la sensibilità dei bambini e l’importanza di non dimenticare.
La Shoah nella scuola primaria: occorre un aproccio delicato
Matteo Corradini, ebraista e scrittore che si occupa di didattica della memoria, propone un approccio che allontana l’idea di spiegare la Shoah come un semplice racconto di morte e sterminio. “Se intendiamo la Shoah come lo sterminio fisico degli ebrei, non è adatto parlarne con bambini piccoli”, afferma Corradini. L’insegnamento di eventi così traumatici potrebbe essere uno shock per bambini così giovani, esponendoli a contenuti difficili da comprendere e da elaborare.
Tuttavia, la Shoah non è solo l’atrocità dei campi di concentramento, ma una lunga serie di eventi che l’hanno preceduta, che vanno dal razzismo, dalla propaganda antisemita, dalla discriminazione e dalla ghettizzazione degli ebrei. Questi aspetti, più facilmente comprensibili e meno traumatizzanti, possono essere raccontati ai bambini, dando loro uno spunto per riflettere sulla storia e sui meccanismi che portano alla discriminazione.
La legge e il ruolo della scuola
In Italia, la Shoah non è un argomento obbligatorio nel programma della scuola primaria, ma la Legge 211 del 2000, che ha istituito la Giornata della Memoria, impone alle scuole di organizzare iniziative e riflessioni su questi temi, particolarmente il 27 gennaio. Anche se la trattazione completa della Shoah avviene nelle scuole secondarie, durante la Giornata della Memoria molte scuole primarie introducono l’argomento attraverso attività simboliche, cerimonie e momenti di riflessione.
Un punto fondamentale sottolineato da Corradini è che molte scuole, anche primarie, scelgono di affrontare il tema della Shoah nei loro programmi, pur trattandolo in modo parziale e adattato all’età degli studenti. La consapevolezza che esistono diverse modalità di approccio al tema è essenziale per non traumatizzare i bambini, ma anche per sensibilizzarli alla memoria e alla storia.
Come parlare di Shoah ai bambini?
Corradini suggerisce che l’insegnante debba scegliere un linguaggio adeguato all’età e usare immagini e storie non traumatiche, ma significative. Le immagini violente e raccapriccianti, come quelle dei corpi nei campi di concentramento, devono essere evitate. Invece, si possono mostrare immagini che raccontano la vita delle famiglie ebraiche nelle città, gli oggetti quotidiani, la propaganda, e la discriminazione che hanno preceduto la Shoah. L’insegnante può anche decidere di evitare qualsiasi immagine dolorosa, concentrandosi piuttosto su testimonianze, storie di persone reali, o su rappresentazioni simboliche della memoria.
Un altro aspetto importante è il modo in cui la Shoah viene trattata in relazione ad altre materie. Corradini sottolinea che la Shoah non deve essere spiegata solo nelle materie umanistiche come la storia e l’italiano, ma anche in altre discipline, come la scienza o l’educazione fisica, esplorando le radici del razzismo e le sue manifestazioni in contesti diversi.
Un percorso didattico a cinque tappe
Nel suo libro Tu sei memoria, Corradini propone un percorso didattico che guida gli insegnanti nella scoperta della Shoah con i bambini, articolato in cinque tappe. La prima tappa riguarda la conoscenza della cultura ebraica, un aspetto fondamentale per comprendere le vittime della Shoah. La seconda tappa esplora le discriminazioni e i meccanismi del razzismo, che sono le basi sulle quali si è sviluppata l’ideologia nazista.
Le successive tappe affrontano l’introduzione delle leggi razziali, la ghettizzazione e la vita durante il regime fascista, lasciando volutamente da parte lo sterminio. Infine, il percorso si conclude con il tema della memoria, spiegando come commemorare le vittime della Shoah e come organizzare la Giornata della Memoria, coinvolgendo anche attività pratiche come la visita a un luogo di memoria o l’incontro con un testimone.
La memoria oggi: un gesto simbolico
Il 27 gennaio, giornata dedicata alla memoria della Shoah, non è solo un’occasione per fare lezioni, ma per riflettere simbolicamente su quanto accaduto. Fare memoria oggi significa recuperare il valore del silenzio, della riflessione e dei gesti simbolici, come posare un fiore su un monumento o ricordare una persona, come nel caso di Sophie Scholl, giovane attivista della Rosa Bianca. È un gesto che ci invita a non dimenticare e a continuare a riflettere sui pericoli dell’odio e della discriminazione. Insegnare la Shoah ai bambini della scuola primaria è un atto di grande responsabilità che richiede un approccio sensibile, rispettoso e riflessivo. Piuttosto che concentrarsi sugli orrori fisici, è utile fornire ai bambini una comprensione storica che li aiuti a riconoscere i meccanismi di razzismo e discriminazione, rendendo loro più facile cogliere le lezioni della storia e applicarle al presente. La memoria, se coltivata con cura e attenzione, diventa uno strumento potente per educare le future generazioni alla tolleranza e al rispetto.
di Redazione AltovicentinOnline (fonte Osservatorio dei Diritti)