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Caccia ai lavoratori: aziende in crisi per la mancanza di manodopera qualificata

Le aziende italiane stanno vivendo una difficoltà crescente nel reperire manodopera qualificata, un problema che non sembra avere soluzioni immediate. Il settore metalmeccanico e quello della carpenteria metallica sono tra i più colpiti, ma la crisi riguarda anche altri ambiti, come quello della falegnameria e del montaggio di cucine. La Cmd, un’azienda di Villa Verucchio che opera in ambito metalmeccanico e carpenteria, è un esempio emblematico di come il mercato del lavoro stia cambiando. Il titolare, Giacomo Drudi, evidenzia come la difficoltà non sia legata a questioni economiche, ma a una vera e propria carenza di cultura del lavoro tra i giovani.

“Il lavoro c’è, ma i lavoratori non si trovano”, afferma Drudi, sottolineando come la fascia più giovane di lavoratori italiani sia praticamente assente in azienda. “L’italiano più giovane che ho in azienda ha 42 anni”, dice, spiegando che su oltre 25 addetti, sono pochi i lavoratori under 50. La realtà del settore, pur non essendo fisicamente pesante come una volta, continua a scoraggiare i giovani, che preferiscono orientarsi verso carriere percepite come più facili o con meno fatica. “Non è un problema di stipendio, ma di scelte di vita. Questi lavori non sono visti come opportunità per una crescita professionale”, spiega Drudi.

La questione non riguarda solo la mancanza di giovani pronti a investire nel settore, ma anche le difficoltà nel trovare personale straniero disposto a lavorare, nonostante i rischi legati alla lingua e alla formazione. “Formare gli stranieri è complesso e spesso il rischio è che ci lascino per altre opportunità”, aggiunge. In termini economici, i salari sono in linea con le aspettative: un operaio nel settore della carpenteria-metalmeccanica guadagna circa 1.700 euro al mese, con la possibilità di arrivare a 3.000 euro per i profili più qualificati. “Ma il vero ostacolo è la cultura del lavoro, non la paga”, conclude il titolare.

Il problema non si limita alla metalmeccanica. Spostandosi a Coriano, l’azienda Expo 2000, anch’essa associata a Cna, affronta le stesse difficoltà. Claudio Zavatta, titolare della realtà, lamenta la mancanza di montatori di cucine e arredi, un mestiere che richiede abilità manuali e una certa esperienza. “La fatica fisica spaventa molti, ma in realtà è solo una parte marginale del lavoro, quello che conta è l’abilità nel montaggio e nell’assemblaggio”, spiega Zavatta. Come per la Cmd, la formazione dei lavoratori è un processo lungo e costoso, ma quando un giovane acquisisce competenze, spesso decide di mettersi in proprio, creando ulteriore carenza di personale qualificato.

Le difficoltà sono comuni in tutto il settore e non si limitano solo a una zona geografica. “In Veneto la situazione è analoga”, dice Zavatta. “Dopo la pandemia, la situazione si è acuita, e ora la ricerca di personale qualificato è più difficile che mai”. Un apprendista, in questo settore, comincia con una retribuzione di circa 1.400 euro al mese, ma la concorrenza per trovare lavoratori disposti ad imparare è altissima. La difficoltà di reperire manodopera qualificata sta influenzando negativamente la crescita delle aziende, tanto che molte di esse si vedono costrette a rinunciare a commesse e opportunità di espansione.

La crisi del lavoro, dunque, non è solo una questione di disoccupazione, ma di un sistema che sembra non riuscire più a formare e trattenere i giovani nel mondo del lavoro tradizionale. Le imprese sono alla ricerca di soluzioni per contrastare questo fenomeno, ma senza un cambio di mentalità e di approccio da parte dei giovani, la situazione potrebbe continuare a peggiorare. La sfida ora è riuscire a conciliare la modernità del lavoro con una cultura che valorizzi il sacrificio e l’apprendimento delle competenze, essenziali per la crescita del settore e per l’economia del Paese.

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