L’italia piange i morti e dimentica i vivi. Don Gallo, Franca Rame, Teodoro Buontempo, Giulio Andreotti, Franco Califano e Little Tony. Comunisti, fascisti, democristiani, “annoiati” e “cuori matti” hanno fatto l’en plein sui media nazionali in questi ultimi mesi. Qualche rigo,invece, solo qualche rigo sui giornali – da quando sono stati “riconsegnati” all’India – sui due marò’ italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due che sono stati, neanche per molto, la posta del braccio di ferro Italia-India. Inutile ricordare il “braccino” debole della nostra nazione in quella trattativa poco diplomatica in cui al paese che onora le vacche è bastato chiudere il recinto del pascolo all’ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Daniele Mancini, per ottenere la “restituzione” dei marò “prestati” all’Italia. L’India ha mostrato i muscoli e il bel paese si è piegato come una canna al vento. E da allora non se ne parla più, o quasi, di due uomini, nostri connazionali, ostaggio di uno Stato che si beffa del nostro, strafottendosene della politica internazionale.
Sì, perchè le autorità indiane, già con l’arresto dei due militari, avevano ignorato le leggi internazionali di navigazione che assegnano la giurisdizione allo Stato cui appartiene la nave, – l’Italia in questo caso. Un’Italia che non ha saputo gestire la vicenda dall’inizio sino ad oggi. Scarsa nelle trattaive diplomatiche, cedevole e “generosa” sino ad apparire prona. E a questo va aggiunta l’assenza di un organo di controllo che facesse rispettare il diritto internazionale così arbitrariamente ed arrogantemente contravvenuto dall’India.
Il Governo Monti, con il ministro degli affari esteri, Terzi, con quello della Giustizia, Severino,in questa vicenda ha “toppato” sempre, senza mai fare “centro” in nessuna delle azioni intraprese.
Vediamo i principali “scivoloni” del governo che doveva difendere e riportare a casa i due marò: 1) Tardivi gli interventi; 2) La donazione di circa 300mila euro alle famiglie dei pescatori indiani uccisi, perchè ritirassero la denuncia contro La Torre e Girone; 3) Consentire a 108 detenuti indiani in carcere nel nostro paese di scontare la condanna nella loro patria; 4) Non far rientrare in India Latorre e Girone, cui era stato concesso il rimpatrio a termine per votare alle Politiche, e poi fare retromarcia quando l’India ha, di fatto, preso in ostaggio il nostro ambasciatore.
Quattro tonfi di uno Stato che, se si è reso ridicolo agli occhi del mondo, su un giornale indiano è stato descritto cosi: “La piccola Italia che sfida il gigante indiano e alla fine ne esce con la coda fra le gambe”; su un altro, l’Italia è considerata al di sotto dello Sri Lanka. Quello stesso Sri Lanka che di pescatori indiani, 4 anni fa, ne aveva uccisi otto. Non se ne parlò proprio di rappresaglie indiane, nè di srilankesi “rapiti” dal governo di Nuova Delhi. Povera Italia, derisa, umiliata e costretta a venire a patti disonorevoli per non perdere gli affari con un paese che conta oltre un miliardo di abitanti. Poveri marò, che sono italiani….in tempi di crisi.
Ma intanto, giusto per non dimenticare, tra il rimpianto per due comunisti, un fascista, un democristiano e due cantanti morti a casa loro, ogni tanto, l’Italia lo rivolga un pensiero ai vivi ostaggio della “potenza del potere economico”. E poi torni a pregare. Prona.
Patrizia Vita
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