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Velo d’Astico, tra storia e fascino di una natura da esplorare

 

Foto e contenuti a cura di Love Velo d’Astico

Velo d’Astico è un paese della pedemontana vicentina, circondato dalle montagne e rinfrescato dallo scorrere del Posina e dell’Astico, che conduce dalla pianura vicentina al territorio trentino.

La valle dell’Astico ha sempre avuto un’importanza strategico-militare, perché confinante con il territorio abitato dalle popolazioni di origine germanica. Già all’epoca romana era attraversata dalla strada che portava a Trento e proprio in sua difesa furono costruite alcune fortificazioni come il castello di Meda e quello di Velo.

 

 

Castello di Velo

Il castello di Velo d’Astico nacque in epoca preistorica come presidio dei castellieri. La posizione elevata dell’insediamento serviva per mantenere un contatto visivo con Meda pur rimanendo nascosto a chi non era ancora entrato nella valle.

Venne costruito nel X secolo per ostacolare le scorrerie degli Ungari. Nel 1184, secondo lo storico Gaetano Maccà, Viviano figlio di Tomaso de Vello si ritrovò a restaurare il castello danneggiato dalla guerra.
Nel 1230 il castello fu diviso fra alcuni membri della famiglia, mantenendo però indivisa la torre per questioni difensive. Uno dei nemici della famiglia Velo era Ezzelino III il Tiranno, con il quale la nobile famiglia non scese mai a patti. Nel 1288 il castello cadde in mano ai padovani e venne distrutto.

Oggi rimangono solamente una parte della torre circolare ed un tratto di mura lungo una decina di metri. Venne danneggiato durante le due guerre mondiali, successivamente acquisito da un privato e dato in uso al locale Gruppo Alpini che, dopo un restauro, lo trasformarono nel 1977 in un sacello dedicato ai caduti di tutte le guerre. Per trasformare il castello in luogo sacro vennero inserite delle lapidi. Inoltre, lungo il sentiero, venne aggiunto il Calvario degli Alpini: 19 stazioni per ricordare i luoghi in cui caddero le penne nere.
All’interno della torre vennero posizionati alcuni oggetti, tra cui il cappello emblema degli alpini, un cartiglio in rame a ricordo dei caduti, un dipinto di Gemmo Lanfranco di Thiene e il busto ligneo della Madonnina Mutila.

 

 

 

Eremo di Meda

Posizionato a 375 metri slm, il castello di Meda ha sempre dominato la valle. Per questo fu utilizzato anche durante la prima guerra mondiale come postazione per i cannoni e le mitragliatrici. Tutti ambienti visibili ancora oggi, su tre piani posizionati sotto al castello. Il piano più alto, appena sotto all’eremo adibito ad osservatorio. Al piano intermedio una postazione da mitragliatrice. E al piano più basso la postazione per la batteria. Una enorme galleria a ferro di cavallo con diramazioni per le postazioni dei cannoni.

Oggi il castello è diventato l’eremo della Concezione della B. V. Maria e dei SS. Giacomo e Giovanni. Davanti all’edificio è stato posizionato anche un memoriale dedicato ai caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.

L’inizio del sentiero che conduce al castello di Meda è segnalato sulla strada principale e passa attraverso le case. La passeggiata è tranquilla, percorribile a piedi ed anche in mountain bike. La salita è leggera e immersa nel bosco. In quindici minuti circa si sale velocemente fino alla cima.

 

 

 

La strada della vecchia ferrovia

La strada della vecchia ferrovia, oggi Itinerario ciclopedonale ex ferrovia Rocchette-Arsiero, è un percorso che da Piovene Rocchette porta fino ad Arsiero passando per Velo d’Astico. Lungo circa 10 km, è un cammino immerso nella natura adatto proprio a tutti: ciclisti, famiglie, padroni con i cani, appassionati di camminate…

Inaugurata nel 1885, la ferrovia venne ricostruita a scartamento ordinario nel 1933. Il treno, lungo questo tratto, si fermava a Rocchette, Seghe (Velo d’Astico) e Arsiero. Il suo scopo principale era quello di collegare le industrie tessili dell’alto vicentino. Il progetto non fu approvato al primo tentativo, la ferrovia era infatti troppo lunga (41 km) e troppo vicina al confine. Alessandro Rossi decise allora di incaricare l’ingegnere Ferdinando Shacke, anche se il progetto finale fu a cura degli ingegneri Saccardo e Dalla Valle. La ferrovia venne infine costruita a scartamento ridotto come richiesto dal governo Austro-Ungarico, dato che il percorso era molto vicino al confine.

Fonte Pedemontana Vi