- AltoVicentinOnline - https://www.altovicentinonline.it -

La scala del grande vecchio. 4444 gradini da guiness. La storia

Si chiama «Calà del Sasso», ed è una delle opere più fantastiche delle Alpi.”.

Così la descriveva Paolo Rumiz, raccontando dei suoi incontri con il grande vecchio dell’altopiano, Mario Rigoni Stern. “Lunga come il purgatorio, scura come il temporale, la scala che ti porta lassù, sull’Altopiano di Asiago. Quattromilaquattrocentoquarantaquattro gradini, ripidi da bestie, faticosi già a nominarli.”.

Calà del Sasso, oltre che essere famosa per detenere il primato nazionale di scala più lunga d’Italia, e per i suggestivi scenari naturali che riesce ad offrire, ha anche un grande valore storico.

Costruita nel XIV secolo, è composta da 4444 gradini, cavati e ottenuti con sassi del posto, con alzate di circa 15 centimetri, un piano di appoggio di mezzo metro e larghi fino a 2 metri, che si tuffano a valle per un’altezza di 810 m.

Con i suoi gradini da guiness, distribuiti su una lunghezza di 5 chilometri, collega la frazione Sasso di Asiago al comune di Valstagna. A fianco dei gradini, per tutta la discesa si trova uno scivolo, che aveva lo scopo di agevolare il trasporto a valle del legname altopianese.

La costruzione della scala, infatti, ha avuto lo scopo originario di aprire una strada al commercio dei prodotti dell’altopiano, già allora prodotti caseari, lane ma soprattutto legnami, la cui commercializzazione era limitata dalla carenza di vie di comunicazione, che, poco sicure e malcurate, riducevano gli scambi alle contrade interne e a forniture alla Serenissima molto frammentarie.

Appena dopo la sua costruzione, Calà del Sasso venne ampiamente sfruttata anche dai Veneziani per rifornire di legname l’Arsenale per la costruzione di navi, e dal XV al XVIII secolo costituì la via più breve per il trasporto a valle delle merci.

Con lo sviluppo delle carrabili di collegamento fra montagna e pianura e con la costruzione della ferrovia che congiunse Piovene Rocchette all’altopiano, dalla metà dell’800 Calà del Sasso va perdendo man mano la sua importanza come via di collegamento fra pianura e Altipiano, e – con non pochi problemi di restauro e manutenzione – viene oggi utilizzata per passeggiate turistiche.

La scala, appena restaurata con i soldi della Comunità Europea, è già in semi-abbandono coperta di pietre ed erbacce” , scriveva più di vent’anni fa Paolo Rumiz, “dice a ogni metro il divorzio degli italiani dalle loro antiche strade. Povero Paese senza memoria, il nostro. Troppo pieno di storia per avere cura delle sue pietre.

Una parte dei gradoni, questo è vero, sono stati nel tempo erosi dalle acque e dagli agenti atmosferici. Dopo un periodo di degrado e abbandono, grazie all’enorme sforzo ed all’impegno di associazioni private ed enti locali, negli ultimi decenni il sentiero ha subito un importante processo di rivalorizzazione che ha portato alla sistemazione dei tratti più danneggiati.

Oggi la struttura del sentiero è ancora chiaramente visibile e, contrassegnato dal segnavia numero 778, rappresenta uno dei più suggestivi itinerari escursionistici delle Alpi.

Il percorso turistico ha inizio dalla località Lebo di Valstagna (221 m) e termina a Chiesa di Sasso di Asiago (965 m). Per chi volesse avventurarsi, Il Club Alpino Italiano indica la durata del percorso in due ore. “Il tempo, dicono qui, di recitare «quattro rosari»”.

Fabrizio Carta

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su: