Da Grumolo alla Valle di Sant’Andrea e al Rivòn è un breve itinerario che porta ad immergersi nel tipico ambiente delle vallette di collina. La Valle di Sant’Andrea è un ambiente umido e ombroso con un caratteristico terreno scuro, derivante dal disfacimento del substrato vulcanico.

Dislivello: 60 mt
Tempo di percorrenza: 0.30 h circa
Indicazioni particolari: itinerario non segnalato ma abbastanza facile.

Da Grumolo alla Valle di Sant’Andrea e al Rivòn: le tappe del percorso

La partenza è dalla piazzetta della Parrocchiale di Grumolo. Prima di iniziare l’escursione vale la pena entrare nella Parrocchiale ad ammirare il polittico trecentesco in legno dorato (San Biagio e Santi) che in origine stava nella chiesa di San Biagio.

Dalla piazza, passando accanto al rustico Bassi e all’emiciclo del sentiero, si perviene alla Casa de Toni Mario, l’ultima dell’abitato alto del paese. Nel retro di questa scende verso la Val di Sant’Andrea una comoda sterrata.
La Valle porta il nome di Sant’Andrea in ricordo di una rustica chiesetta, dedicata a tale Santo: essa nei secoli passati sorgeva nella parte medio alta ed era raggiunta da un largo sentiero transitante per il Bosco del Prete.

Bordata da acacie, sambuchi, noccioli e cornioli, la strada cala in breve al Ponte de’a Rosta. Prima del ponte si imbocchi, a sinistra, il sentiero che sale tra il folto stando nei pressi del greto. Dopo pochi minuti, in prossimità di una robusta farnia, si attraversa un ramo minore del torrente. Siamo sotto i pendii delle Larghe, che si aprono ariose più in alto, al di sopra della vegetazione valliva.

Si guada il torrente principale, cosparso di sassi di nero basalto e si procede sotto la copertura folta del bosco. Nei pressi dell’acqua si levano gli ontani che gradiscono terrenti umidi, più in alto, verso la luce, si alza tra i sambuchi qualche bell’esemplare di farnia e qualche castagno: ma è la robinia, come sempre, a colonizzare ogni angolo. Seguendo il greto, si giunge ad attraversare di nuovo l’acqua in prossimità di un vasto “bòjo”: il Bòjo de’a Tetòna.
In questi placidi specchi d’acqua le donne delle case contadine venivano a lavare i panni, d’estate i ragazzi scendevano a fare il bagno e dare la caccia ai gamberi; questo fino a metà degli anni 60 del secolo scorso, quando il mondo agricolo di collina non si era ancora disgregato.

 

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Si procede piacevolmente tra l’ombra del bosco. In estate e autunno, nei dì piovosi, l’escursionista può facilmente osservare la salamandra pezzata che si muove torpida tra l’humus del sottobosco.
Si monta su un sentiero trasversale: è un segmento di quello che saliva alla chiesetta di Sant’Andrea partendo dal Ponte de’a Rosta. Lo si segua a sinistra.
Il bosco ora prende respiro, si fa più maturo. Splendida in questo sito la fioritura primaverile.

Si scavalca la valletta tributaria del Busòn de Sòto e ci si alza sulla valle principale. Si affronta il Salto del Nespolaro: il pendio precipita, a sinistra, sul fondo. Ci si porta sotto il declivio del Rivòn, un tempo coltivato e pascolato, oggi invece assediato dal bosco. Nel versante opposto della valle, profondo e selvatico, si estende il Bosco del Carbonaro.
Tra robinie e castagni montiamo sul tornante di q. 225 a 25 min dall’avvio. Suggestivo il fondovalle con la cascatella del Bòjo del Vedèlo. A questo punto il sentiero invita a salire a destra verso il Rivòn, lasciando il più esile sentiero di valle che, poco oltre, si chiude, invaso da vegetazione e da alberi rovinati al suolo. Si esce alla luce dell’aperta dorsale e la si raggiunge.

Il sito, interessante assai sotto il profilo botanico, offre uno scorcio del colle della S’ciona (a destra) e del Castello di Grumolo (a sinistra); tra le due eminenze sbocca verso la pianura la valle da noi risalita.
Il sentiero continuerebbe riattraversando il Busòn de Sòto, ma dopo 2 minuti si sbuca sui prati privati di Casa Tomasini e non raggiunge il Castello del Grumolo. Si torni quindi in paese per la stessa via di salita.

 

Contenuti: Camminare nelle Bregonze – Itinerari scelti di Liverio Carollo

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