La maggior parte di noi sa che ‘in bocca al lupo’ è un augurio condito con un’abbondante dose di scaramanzia. Ma da dove nasce? E cosa si risponde?
Ci viene in aiuto l’Accademia della Crusca: l’origine dell’espressione sembra risalire ad un’antica formula di augurio rivolta per antifrasi ai cacciatori, alla quale si soleva rispondere, sempre con lo stesso valore apotropaico “Crepi!” (sottinteso: il lupo). L’augurio, testimonianza della credenza nel valore magico della parola, si sarebbe esteso dal gergo dei cacciatori all’insieme delle situazioni difficili in cui incorre l’uomo.
Dire ‘in bocca al lupo’ ad un collega o ad un amico, quindi, significa augurargli il meglio a patto che l’altra persona chiuda il cerchio scaramantico con la risposta di rito. Al ‘crepi il lupo’, però, c’è l’alternativa meno usata ‘evviva il lupo’ che troverebbe origine nei fondatori di Roma, Romolo e Remo, salvati da una lupa. Ma non solo. Ringraziare ad un ‘in bocca al lupo’, anziché augurargli la morte, sarebbe collegato a ‘mamma lupo’ che per proteggere i propri cuccioli li prende in bocca, spostandoli e mettendoli al riparo.
Cosa simboleggia il lupo? Voracità, avidità e prepotenza sull’innocenza: aspetti che l’hanno reso protagonista di numerose fiabe. La più conosciuta quella di Cappuccetto Rosso, con la bambina a rappresentare l’innocenza e il lupo la malvagità, ma anche l’avvertimento all’inganno. Paese che vai e usanza che trovi: in Cina viene visto sia come predatore pericoloso ma anche simbolo di protezione familiare. In Turchia rappresenta il coraggio e la determinazione nell’affrontare momenti difficili e avversi.
E voi, ad un ‘in bocca al lupo’, come rispondete?