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In punta di lingua, l’abbondanza di “Facondia”

“Fece uso della propria facondia, con scioltezza ed espressione di linguaggio”.

Quale migliore vocabolo da mettere nella rubrica “In punta di lingua”, che esprime … facilità e abbondanza di parola (talvolta eccessive), specialmente in pubblico: oratore, avvocato di facondia straordinaria.
Una parola con una sua musicalità, che può essere paragonata alla più popolare ‘parlantina’, ma che si differenzia dall’eloquenza.

Il facondo architetta un suo discorso, ben costruito sulle parole, moltissime parole, pur dicendo poco, ma che non sempre convince. L’eloquente invece ha dalla sua il saper andare dritto al punto, stuzzicando la commozione e toccando le corde più intime, con poche parole.

Etimologia di facondia
Deriva dal latino facundia, a sua volta da facondo dal latino facundus composto da fà-ri (parlare, dove la radice fa ha dato origine a termini come affabile e favella) e la terminazione cundus (propria degli aggettivi verbali). Da qua il il significato di facondia: facilità nel parlare.

 

La sua pronuncia, decisa e piena, offre la percezione del potere delle parole. Facòndia è un termine antico che rimane nel vocabolario italiano. Più che un termine desueto va inserito nei termini ricercati e, nella classifica dei termini usati, occupa la posizione 66.869.

Venne usato molto in prosa ed in poesia e tra i primi fu Orazio nelle sue Odi

Èaco rapiscono da’ flutti stigj
Virtù, facondia, favor di strenui
Vati, e il consacrano in beate isole.

Nel XVIII secolo, quando il termine visse la sua maggior fruibilità fu usato da Giuseppe Parini nel “Il Pericolo”

In tanto il vago labro,
E di rara facondia
E d’altre insidie fabro,
Gìa modulando i lepidi
Detti nel patrio suon.

Piu di recente lo si trova ne “Le mie Prigioni” di Silvio Pellico

autorità, non forse per maggiore finezza di condizione,
ma per maggior facondia ed audacia.
Questi facea, come si dice, il dottore.

J&P