Distanziamento fisico o distanziamento sociale? Il peso delle parole non è banale se si parla di contenimento del virus. Nel periodo che stiamo vivendo di pandemia siamo tutti chiamati alla responsabilità, ma allo stesso tempo dobbiamo avere delle indicazioni corrette. Mantenere la distanza fisica per poter rimanere socialmente uniti.
Ci si potrebbe focalizzare solamente sul termine “distanziamento”, ma nel momento in cui si aggiunge l’aggettivo fisico o sociale il messaggio cambia radicalmente.
L’espressione “distanziamento sociale” può creare equivoci. Quello che va mantenuto, per contrastare il Covid-19, è il “distanziamento fisico”. Il virus può infatti diffondersi tramite goccioline respiratorie, piccole quantità di liquido che potrebbero fuoriuscire quando una persona affetta da questa patologia starnutisce o tossisce. Limitando i contatti con gli altri e mantenendo il distanziamento fisico di almeno un metro, si riducono le probabilità di contrarre il virus e di trasmetterlo a qualcun altro.
Va invece incentivato il più possibile il rafforzamento dei legami sociali, promuovendo la socialità come concetto positivo in grado di mantenere e aumentare il benessere psicofisico. Gli esperti affermano che il contatto sociale è vitale per la salute mentale. La sua mancanza può generare ansia e sentimenti di solitudine privando le persone delle sostanze scatenate dal contatto fisico, quali endorfine e serotonina, che aiutano a tenere sotto controllo stress e paura.
Il termine “sociale” non deve essere associato ad un concetto negativo. Miriadi di studi scientifici vanno nella direzione dell’influenza positiva delle relazioni sociali per coadiuvare la cura e la guarigione dalle malattie.
La tecnologia su questo fronte aiuta perchè possiamo rimanere in contatto in diversi modi e le persone, pur non essendo nello stesso edificio o nello stesso spazio aperto, possono rimanere connesse e non interrompere il contatto con i familiari e con le persone care.
Gli esperti sostengono che l’uso inappropriato dell’aggettivo “sociale” potrebbe danneggiare la salute mentale di molte persone. Da qui la richiesta di usare il termine “distanziamento fisico” per fare riferimento alle istruzioni per la sicurezza.
Il distanziamento sociale fa sembrare che le persone dovrebbero smettere di comunicare tra loro, ma si dovrebbe cercare di incentivare il concetto di “essere comunità” anche quando esiste la distanza fisica.
Se vogliamo semplificare il tutto possiamo considerare quanto spiegato da Martin W. Bauer, professore di psicologia sociale e metodologia della ricerca presso la London School of Economics: “La distanza fisica è misurata in metri o centimetri. È la distanza geografica dalla persona A alla persona B, mentre la “distanza sociale” è una misura della distanza attraverso i confini sociali”.
Come possiamo fare per incentivare la connessione sociale mantenendo il distanziamento fisico?
Daniel Aldrich, professore di Scienze Politiche alla Northeastern University di Boston, ha affermato che “la ricerca ha dimostrato che più i legami sociali sono forti in una comunità,
meglio questa sarà in grado di resistere. Ecco perché quanto stiamo vivendo dovrebbe essere usato come opportunità per raggiungere e sostenere i vicini, ad esempio facendo la spesa per gli anziani, così come per le persone della comunità che sono malate o messe in quarantena.”
Nella fase 1 della pandemia c’è stato un forte avvicinamento sociale, persone che socializzavano da un balcone all’altro cantando, applaudendo e ringraziando il personale sanitario, lanciando auguri e canti in occasione delle festività e delle celebrazioni e mai come in quel periodo i messaggi si sono moltiplicati tra parenti e amici, per accertarsi dello stato di salute, ma anche tra persone che prima comunicavano pochissimo.
Sono state fatte anche svariate iniziative ludiche per intrattenere i bambini con giochi, recitazione, musiche e letture e mai i genitori, come in quel periodo, sono stati vicini e attenti alle esigenze dei loro figli.
Siamo nel bel mezzo della fase 2 e molti dei comportamenti assunti durante la fase 1 sono pericolosamente scomparsi. Il personale sanitario non viene ringraziato ma accusato di essere complice di un sistema nascosto, non ci sono momenti di solidarietà che si vedevano nella fase 1, vengono a mancare momenti di condivisione e di socializzazione.
Nell’ultima intervista (consegnata a RaiNews24 e raccolta da Fausto Pellegrini), rilasciata dal musicista e compositore Ezio Bosso due giorni prima di morire, una dichiarazione d’amore per gli esseri umani e per la vita, una lezione per tutte e tutti noi: “Io sto cercando di fare le mie solite battaglie sorridenti con un cambio di lessico: un conto è il distanziamento di sicurezza, ma il distanziamento sociale è una brutta espressione. È pericoloso parlare di distanziamento sociale perché poi porta all’isolamento sociale e fa perdere l’umanità. Una delle nostre funzioni di uomini che si occupano degli altri è quella di dare sì delle regole, ma di ricordare a tutti che siamo nati per stare insieme, con i nostri dovuti momenti di solitudine”.
Carlo Levi scriveva “Le parole sono pietre”. Impariamo a usarle con appropriatezza, ricordandoci che il distanziamento che dobbiamo rispettare è soltanto di tipo fisico. Lavoriamo e vigiliamo affinché non diventi sociale.
Andrea Nardello