di Bruno Grotto
C’è un uomo, vissuto tre secoli fa, che ancora oggi sussurra all’anima del mondo. Lo chiamano Johann Sebastian Bach, ma per chi ne ode il canto, egli è il Sommo, un poeta senza penna, un architetto di cattedrali invisibili, costruite con note che si intrecciano come vitigni celesti. Nell’Alto Vicentino, dove la terra respira tra colline e silenzi, la sua musica sembra trovare eco nei borghi, come se le pietre di Schio o le querce di Santorso avessero imparato a cantare le sue fughe. Lasciate che vi guidi, con passo lieve, nel cuore di questo genio, che ha fatto della musica un ponte tra l’uomo e l’eterno.
L’uomo che descrisse l’universo
Bach non era solo un musicista. Era un alchimista che trasformava il caos in ordine, il dolore in speranza, il silenzio in preghiera. Nato nel 1685 a Eisenach, in una Germania di villaggi e campanili, crebbe in una famiglia dove la musica era il pane quotidiano. Orfano a dieci anni, copiava gli spartiti di Vivaldi al lume di candela, rubando ore al sonno per bere avidamente dalle fonti del suono. Organista, compositore, padre di venti figli, Bach non inseguiva la gloria: cercava la verità. Ogni sua nota sembra dire: “Ascolta, c’è un ordine nel cosmo, e io te lo sto mostrando”.
Le sue opere – le Passioni, le Suite, i Concerti Brandeburghesi, il Clavicembalo ben temperato – sono come fiumi che scorrono senza fine. Prendete la Toccata e Fuga in Re minore https://youtu.be/o2KTSR_fJag: non è solo musica, è un vento che scuote l’anima, un dialogo tra luce e ombra. O la Messa in Si minore https://youtu.be/VtquGJtKKsI, che si leva come una cattedrale gotica, ogni voce un arco, ogni coro una guglia che tocca il cielo. Bach non scriveva per il pubblico, ma per qualcosa di più grande: per Dio, per l’universo, per l’uomo che si ferma a interrogare il mistero della vita.
Il Bosco delle Note
Ascoltare Bach è come camminare in un bosco antico, come quelli dell’Alto Vicentino. Ogni brano è un sentiero: la melodia ti guida, ma i contrappunti si intrecciano come rami, creando un gioco di ombre e luci. La sua musica è la matematica della poesia, un equilibrio perfetto che parla al cuore e alla mente. Provate a chiudere gli occhi con il Preludio in Do maggiore del Clavicembalo ben temperato https://youtu.be/GiwkGC1WEio: è un ruscello che scorre, una carezza che consola, un invito a credere che il mondo, nonostante tutto, sia ancora bello.
Qui, tra le colline di Thiene e Zanè, dove il tempo sembra rallentare, Bach trova casa. Le sue Invenzioni a due voci risuonano nei circoli culturali, le sue cantate sacre vibrano nelle chiesette di campagna. È come se il Sommo, senza mai aver calcato queste terre, le conoscesse intimamente, perché la sua musica è universale, un linguaggio che non conosce confini. È la voce della quercia che resiste al vento, del contadino che semina sotto la pioggia, dell’artigiano che intaglia il legno con amore.
Una Eredità Viva
Bach è morto nel 1750. Ma vive in ogni organista, in ogni clavicembalista e in ogni pianista che accarezza i tasti di uno strumento, vive in ogni studente che decifra una fuga, in ogni ascoltatore che, per un istante, si sente parte di qualcosa di più grande. Nell’Alto Vicentino, la sua eredità si celebra in concerti d’organo nelle chiese di Schio, in serate dedicate alla musica barocca nei teatri di Vicenza, in momenti di silenzio condiviso tra amici che, davanti a un camino, lasciano che il Concerto per due violini racconti ciò che le parole non sanno dire.
Eppure, Bach ci sfida ancora. Ci chiede di ascoltare con il cuore spalancato, di cercare l’armonia nel disordine della vita. In un mondo che corre e si affanna, la sua musica è un invito a fermarsi, a contemplare, a ritrovare il ritmo profondo dell’esistenza. È un faro per chi si sente smarrito, un abbraccio per chi cerca senso.
Un Invito Sussurrato
Cari lettori di Altovicentinonline, vi invito a fare un dono a voi stessi: prendete un’ora, spegnete il rumore del mondo e lasciate che Bach vi parli. Sedete in un angolo quieto – magari sotto un albero di Piovene Rocchette, o vicino al torrente di Velo d’Astico – e ascoltate la Aria dalla Suite orchestrale n. 3 https://youtu.be/NtmYuGctKG0 Sentirete il Sommo sussurrarvi che la bellezza esiste, che l’ordine è possibile, che ogni cosa, alla fine, trova il suo posto.
E se vorrete incontrarlo dal vivo, cercate i concerti nelle chiese della zona o unitevi a un coro che intona le sue cantate. Bach non è lontano: è qui, tra noi, in ogni nota che vibra come un battito del cuore del mondo, nel cuore di un bambino appena nato, in sostanza una creatura.