I raggi X, chiamati in origine con questo nome proprio a causa della loro natura sconosciuta al momento della scoperta, sono stati ampliamene studiati negli anni e hanno trovato grande impiego nell’ambito diagnostico.
Queste radiazioni, infatti, si sono dimostrate in grado di attraversare il corpo umano, più o meno in profondità, in base alla densità delle strutture che incontrano nel loro percorso (trapassano i tessuti molli e vengono frenati dalle ossa) e riescono a trasferire le immagini su speciali pellicole fotografiche; ai nostri tempi sono state sostituite da sistemi di rilevazioni digitali ben più efficaci in grado di ridurre sensibilmente la quantità di raggi X necessari a formare un’immagine diagnostica.
Nonostante l’avanzamento tecnologico e la conseguente ottimizzazione nell’impiego, l’uso delle radiazioni ionizzanti in medicina viene spesso associato, nell’immaginario comune, ad un senso di paura causato da eventi che hanno segnato la storia della fine dello scorso millennio. Facciamo quindi chiarezza riguardo la quantità di radiazioni con cui entriamo in contatto, sia durante un’indagine diagnostica che nella vita di tutti i giorni!
Quali sono le fonti di radiazioni alle quali siamo esposti nella vita di tutti i giorni?
Tutti noi siamo sottoposti ogni giorno all’azione di radiazioni ionizzanti, anche se non eseguiamo indagini mediche. Tale “irradiazione” viene definita fondo naturale ed è formato dalla somma di più agenti: radioattività del sottosuolo, cibo, acqua, attività industriali e raggi cosmici. Il sottosuolo contiene infatti elementi radioattivi (ad es. uranio, torio, radon) che emettono radiazioni in grado di raggiungerci nel suolo terrestre (tale valore è altamente variabile da zona a zona, anche da edificio ad edificio, basti pensare alla presenza del gas radon nelle abitazioni).
Altro elemento di grosso peso nella somma delle radiazioni da fonti naturali è rappresentato dai raggi cosmici. Sono quei raggi che arrivano dallo spazio ma che, una volta superato il campo magnetico terrestre e attraversata l’atmosfera, arrivano a livello del mare con una quantità di energia trascurabile.
Tuttavia, chiaramente, più ci allontaniamo dal livello del mare e più la loro attività sarà intensa in quanto la barriera formata dall’atmosfera andrà a ridursi.
Possiamo fare alcuni esempi pratici?
I passeggeri di un volo aereo a 10.000 metri di altitudine, subiscono un’irradiazione simile a quella impiegata per alcuni esami radiologici standard proprio a causa dei raggi cosmici.
Sommando gli elementi e valutandoli per area geografica è stato calcolato che la media mondiale annua di dose efficace di radioattività da fondo naturale corrisponde a circa 2 mSv/anno (milliSievert/anno).
Considerando che la dose efficace impiegata per eseguire una radiografia del torace è di circa 0.03 mSv possiamo affermare che la quantità di radiazioni fornite da questa indagine corrisponde alla radiazione che viene assorbita dal corpo in meno di una settimana dal fondo naturale, cioè meno di una settimana vissuta nella terra a condizioni normali. Con lo stesso principio una radiografia della mano corrisponde a qualche giorno di vita a livello del mare, ad una gita di qualche ora in alta montagna ed è inferiore a quella fornita da un viaggio aereo intercontinentale.
Disponiamo di tecnologia a “basso dosaggio”, ma cosa vuol dire?
L’obiettivo della diagnostica per immagini è quello di diminuire al massimo le radiazioni utilizzate mantenendo un risultato che sia effettivamente diagnostico (principio di ottimizzazione). Per ottenere ciò ci affidiamo a tecnologie avanzate nella detezione dell’immagine, ad un utilizzo delle apparecchiature radianti da parte di personale altamente qualificato e all’attenta selezione del tipo di esami effettuati. In quest’ultimo punto un ruolo di fondamentale importanza viene ricoperto dal Medico Specialista in Radiologia il quale valuta se il beneficio diagnostico derivato dall’esecuzione dell’esame radiologico supera il rischio derivato dall’impiego di tali radiazioni (principio di giustificazione).
Concludendo:
Applicando i principi di ottimizzazione e di giustificazione la probabilità statistica che si generino dei danni alla salute diminuisce ad un punto tale che la correlazione causa-effetto si riduce ad un livello matematicamente trascurabile, senza tuttavia arrivare mai allo zero.
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