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L’ovetto Kinder ha 50 anni e chi non ha collezionato le sorprese? Video dello spot degli anni ’80

Era il 1974 quando il gusto della sorpresa ha assunto la forma perfetta: l’ovetto Kinder Sorpresa. Ideato da Michele Ferrero con l’intento di regalare a bambini e adulti la possibilità di vivere e donare l’emozione della Pasqua tutto l’anno. Un manifesto della volontà di Ferrero di realizzare prodotti unici ed inimitabili, capaci di offrire a genitori e bambini la possibilità di vivere momenti di gioia, divertimento, scoperta e gioco in famiglia.
Oggi presente in 80 paesi nel mondo, Kinder Sorpresa è diventato un prodotto iconico perchè racchiude tre elementi in uno: l’emozione di “scartare”, la gioia di assaporare un ovetto dal gusto e dalla qualità inconfondibili e la magia della sorpresa, suscitando sempre grandi emozioni, nonostante il formato sorprendentemente piccolo.
Ogni anno Ferrero, attraverso una divisione dedicata, crea circa 300 nuove sorprese, sviluppate con il supporto di esperti e dopo lunghe fasi di studio, ricerca e rigorosi controlli di sicurezza, sempre con l’intento di offrire un assortimento vasto ed eterogeneo. Dagli anni ’70, sono infatti tantissime le tipologie di sorprese presenti all’interno dell’iconico barilotto giallo, oltre a vere e proprie collezioni sviluppate internamente o tramite contratti di licenza.
Dalle figurine in metallo degli anni ’70, alle serie speciali dipinte a mano degli anni ’90, Tartallegre, Happypotami, Coccodritti e tante altre, fino agli animali Natoons e agli amati supereroi contemporanei per la gioia di bambini, ma anche dei collezionisti, più di un milione in tutto il mondo.
In linea con il continuo spirito di innovazione di Ferrero, nel 2020 è nata Applaydu, la piattaforma digitale con contenuti ludo-educativi per tutta la famiglia che, tramite la semplice scansione di un QR code presente all’interno del barilotto, permette di aprire un mondo magico dove le sorprese prendono vita grazie alla realtà aumentata. Al suo interno tante attività, sicure e adatte a ogni età, che consentono la supervisione degli adulti, che a loro volta possono essere sia compagni di gioco che contestualmente monitorare l’uso e i progressi dei bambini.

Lo spot degli anni ’80