“Negli ultimi mesi -dice all’Adnkronos Paolo Severi, responsabile del sito ‘zero relativo’- c’è stato un forte incremento negli scambi, soprattutto per i prodotti di prima necessità. Le persone offrono generi alimentari e vestiti per ricevere altri oggetti di uso quotidiano. Si scambiano di tutto, dalle susine del proprio albero ai porta cd”. Gli iscritti alla piattaforma sono 30mila, gli accessi al mese 200mila. “La fascia d’età – spiega Severi – va dai 30 ai 50 anni e si estende a tutte le zone d’Italia, con una concentrazione maggiore nelle grandi città”. La gamma dei prodotti in ‘vetrina’ varia a 360 gradi. Dal fucile della seconda guerra mondiale del nonno alle mele del proprio orto, dall’auto alla fede nuziale. Se non si riesce a pagare le due ore della babysitter si offrono in cambio due ore gratuite di lezioni di piano; se regalare alla fidanzata una bella borsa è diventato un lusso che non ci si può permettere, si scambiano gli occhiali da sole. Negli ultimi sei mesi si è registrato un record di scambi sui nuovi ‘mercati’. “Stiamo andando verso un’economia di autoconsumo – dice all’Adnkronos l’economista Mario Seminerio – le aziende sono nei guai e i consumi privati crollano”. Si riducono i pezzi venduti “e le aziende sono costrette a licenziare”. Una crisi di vendite certificata dallo stesso Istat: il crollo della fiducia dei consumatori italiani è al livello più basso dal 1996. E le vendite al dettaglio segnalano un calo senza precedenti: -6,8%. “L’unico risparmio possibile oggi – conclude Seminerio – è quello precauzionale. L’alternativa è lo scambio”. Le persone che barattano in rete sono per l’80% donne e per la maggioranza giovani. “Oggi – spiega all’Adnkronos Luisa Leonini, docente di sociologia dei consumi dell’Università degli studi di Milano – le famiglie devono selezionare delle priorità che non riguardano solo gli oggetti. Esiste inoltre la cosiddetta ‘banca del tempo’ dove si scambiano, al posto degli oggetti, le proprie competenze”. Da inizio anno sono state quasi 600mila le merci offerte. Il ”barter”, chi baratta sul web, ha a disposizione una molteplicità di siti dedicati allo ‘swapping’, cioè allo scambio. Oltre quelli dedicati alle famiglie crescono sempre più portali specifici per le imprese, in particolare quelle medio-piccole. Ricorrere al baratto sembra diventare sempre più una necessità: si offrono merci in cambio di servizi e manodopera. Il primo network italiano che mette in contatto le aziende è la BexB, società bresciana che ha all’attivo decine di migliaia di operazioni, circa 25 al giorno. Il circuito si compone di oltre 2.500 piccole imprese che copre circa 160 settori merceologici. BexB ha una quota associativa che varia in base alla classe di fatturato dell’azienda, da 500 a 4mila euro; le provvigioni trattenute vanno dal 2% al 50%. C’è anche chi si è inventato una nuova moneta. Nel sito Weexchange si baratta con gli Weuro, cioè dei crediti. Se si vendono sedie che sul mercato costano 20 euro, nel network saranno a disposizione per un controvalore di 20 Weuro. Se si hanno debiti di 40 Weuro ad esempio, si dovranno mettere a disposizione oggetti per lo stesso controvalore in moneta. Per entrare in questo circuito è necessario avere una partita iva e pagare una quota associativa annuale e una commissione per ogni transazione. “I consumi stanno cambiando – dice all’Adnkronos Vincenzo Russo, docente di psicologia dei consumi dello Iulm di Milano – più di quanto il marketing se ne renda conto”. I concetti che secondo il professore stanno dietro al ritorno del baratto sono due: un’edonismo maturo della persona e la garanzia di un contatto diretto tra chi scambia. “La crisi – spiega Russo – ha portato la gente a fare scelte attente all’interno di una comunità virtuale rassicurante, bypassando la filiera delle imprese verso cui è calata la fiducia”. Le transazioni fatte in rete non riguardano soltanto lo scambio di merci ma anche il tempo che si può dedicare in forma di controvalore, in base alle proprie competenze. Si pagano ad esempio le lezioni di latino offrendo in cambio collaborazione domestica. Ma il web non è l’unico mezzo a trascinare il fenomeno del baratto. Nel novembre dell’anno scorso è stata istituzionalizzata in Italia la ”prima settimana del baratto” dei bed&breakfast. Hanno aderito 300 strutture che hanno scambiato pernottamenti con la tinteggiatura di una stanza, di un servizio fotografico o di una cena preparata dai clienti stessi. L’onda degli scambi potrebbe continuare a salire anche nel prossimo periodo, in base a quanto emerge da una recente ricerca elaborata da Intesa San Paolo e dal Centro Luigi Einaudi. Soltanto il 15,2% dei 1.053 capifamiglia intervistati afferma di non avere alcun impatto dalla crisi. Il 12,5%, ovvero un intervistato su otto, dichiara invece che il proprio reddito è “del tutto insufficiente al mantenimento del tenore di vita”. Un trend, quello degli scambi, che non risparmia nemmeno il settore della moda e le ‘fashion victims’. A sostituire lo shopping ci sono oggi gli ‘Swap parties’, eventi dove si scambiano vestiti, scarpe e borse griffate. L’associazione ‘Barattami’ di Milano ne ha organizzati due, uno ad ottobre e uno a febbraio. “Sono venute più di cento persone – dice Francesca Morace, responsabile dell’associazione – dalla ragazza di vent’anni, alla signora di cinquanta. Ognuna ha portato con sé dai tre ai cinque accessori, tutti di alto livello. Barattare è un termine ormai di moda anche nel mondo più fashion”.(adnkronos)
Boom del baratto , più di 1 milione di scambi l’anno
E’ boom del baratto in Italia. La crisi attanaglia sempre di più le famiglie, costrette a scambiare merci e servizi per andare avanti. Si tratta di oltre un milione di persone all’anno, dal nord al sud. A causa del crescente impoverimento si barattano ogni mese più di 100 mila prodotti. Ma non solo. Per poter continuare ad esistere, oltre 2000 imprese di 160 settori diversi, offrono macchinari in cambio di manodopera. Un trend in forte crescita, trainato dalla rete e registrato dai maggiori siti di baratto online. Secondo gli esperti si va verso un’economia di autoconsumo e di selezione delle priorità che non risparmia neanche il mondo del lusso.
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