La prima volta non si dimentica mai, ma c’è ancora vergogna a raccontarla. A che età i giovani oggi, rispetto al passato, iniziano ad avere rapporti? Uno studio internazionale condotto da un gruppo di ricercatori mondiali, in collaborazione con il Department of Interdisciplinary Social Science, della Utrecht University, ha comparato le abitudini del “debutto” al sesso in età adolescenziale di 33 Paesi differenti.
Ciò che è emerso dalla ricerca è che negli ultimi anni, i giovani di 15 anni, spesso non hanno ancora avuto rapporti, a differenza del passato. In 25 paesi su 33, la percentuale di quindicenni che hanno riferito di aver avuto rapporti sessuali è diminuita significativamente tra il 2010 e il 2018. Il calo complessivo maggiore è stato riscontrato in Russia, dove la percentuale nel 2018 era pari a circa un terzo della prevalenza nel 2010. Inoltre, in Ucraina, Belgio e Austria, i tassi di iniziazione sessuale nel 2018 erano circa la metà di quelli del 2010. Al contrario, i paesi che non hanno osservato un calo nell’iniziazione sessuale sono stati Finlandia, Grecia, Italia, Lituania, Macedonia del Nord, Polonia, Portogallo e Slovacchia. Ma vediamo, in occasione di San Valentino 2024, cosa influenza le abitudini sessuali degli adolescenti quando si tratta della prima volta.
Il divario di genere, maggiore nei paesi dell’Europa meridionale e orientale, ha un’influenza in merito molto più forte che in altre aree d’Europa. Le ragazze provenienti da nazioni in cui il divario di genere è maggiore, nello specifico, hanno più difficoltà ad ammettere di aver avuto rapporti sessuali rispetto alle ragazze dei paesi dell’Europa occidentale e settentrionale. In questo senso, il comportamento sessuale dipende spesso da quelli che sono gli stereotipi di genere. Una correlazione, questa, che rischia di influenzare non solo i comportamenti sessuali, ma anche le relazioni affettive e il modo di approcciare e di acquisire consapevolezza.
Un indice di disuguaglianza di genere (Gii) del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) misura dal 2010, su dati statistici, le differenze di genere attraverso tre macro-dimensioni:
- La salute riproduttiva, cioè il tasso di mortalità materna al momento del parto e il tasso di natalità in età adolescenziale.
- L’empowerment femminile di uno Stato, cioè la percentuale di posti occupati dalle donne in età pari o superiore ai 25 anni, con un titolo di studio almeno secondario, in ruoli amministrativo-legislativi di vertice, come banalmente i posti occupati da donne in parlamento e governo.
- Lo status economico, cioè la partecipazione alla forza lavoro del Paese.
Cause del declino sessuale precoce
“Le cause del declino complessivo del debutto sessuale precoce non sono note – scrivono i ricercatori -, questa tendenza sembra essere sempre più frequente e pare faccia parte di un più ampio declino dei comportamenti a rischio degli adolescenti a partire dal 2000. Dagli studi è però emerso che i giovani maggiormente esposti a materiale sessualmente esplicito in genere hanno la loro prima esperienza sessuale in età precoce rispetto a quelli non esposti. Il calo dell’iniziazione sessuale precoce tra il 2010 e il 2018 è più marcato per i ragazzi rispetto alle ragazze, ma la differenza nel raccontarlo è inferiore”.
Le tre maggiori cause
Una diminuzione dei comportamenti a rischio tra gli adolescenti è la prima delle cause rintracciate nel report. Si parla della volontà di ridurre i rischi di malattie sessualmente trasmissibili, dovuta a più consapevolezza e maggior istruzione rispetto al passato.
A seguire c’è un aumento dell’età media in cui i giovani iniziano ad avere comportamenti da adulti. L’emulazione o la crescita personale e fisica, avviene più tardi che in passato, portando quindi a ritardare anche il primo rapporto sessuale. Infine, c’è una diminuzione dell’attività sessuale nella popolazione mondiale che, indipendentemente dall’età di riferimento porta i giovani, dalla Francia al Giappone, ad avere meno rapporti e a riprodursi di meno – complice anche una diminuzione della fertilità – con conseguente calo demografico e della natalità un po’ in tutto il Mondo.
Il doppio standard sessuale citato all’interno della ricerca pone la sua attenzione su una discriminante che ha radice di matrice culturale e sociale e che proprio nel giorno di San Valentino merita una riflessione. Si tratta dell’avere un primo rapporto in età precoce, ma di non parlarne con le “giuste” persone. Questo aspetto è correlato al fatto che le domande poste ai 15enni dei 33 Paesi interpellati non avessero come oggetto variabili del tipo “la consensualità del rapporto” oppure il fatto che non si sia determinato cosa si intendesse con il termine “sesso” o “rapporto sessuale”, lasciando aperte le porte anche ad altro, come i preliminari, ad esempio. Ciò porta alle conseguenze di non parlarne è ciò genera una mancata autonomia delle ragazze, inclusa la loro incapacità di rifiutare il sesso non desiderato o di fare scelte sessuali consapevoli.
“L’età della prima volta – concludono i ricercatori – è strettamente legata alle differenze e disuguaglianze di genere a livello nazionale e agli atteggiamenti relativi al ruolo di genere nei Paesi. Ciò preoccupa perché potrebbe inibire le ragazze, nello specifico, dal cercare le informazioni e il sostegno necessari per un sano sviluppo sessuale. L’attenzione da parte dei politici e degli operatori sanitari e degli educatori sul cambiamento delle norme di genere stereotipate e dei doppi standard sessuali potrebbe quindi contribuire a migliorare la salute sessuale delle ragazze e degli adolescenti in generale”.