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Compensi Rai: quel tetto che scotta sopra il capo dei superpagati della Tv di Stato

Le eventuali ‘vittime’ della decisione del Cda Rai di applicare un tetto massimo ai compensi per artisti e presentatori stanno tentando la carta della ‘concorrenza che potrebbe approfittarne e sottrarli con l’esca di più lauti cachet’.

E certo hanno da temere, i ‘Paperoni’ della Tv di Stato, il taglio previsto a partire già dal prossimo aprile, sul quale saranno chiamati a decidere i ministeri competenti, il cui eventuale parere negativo al Cda Rai confermerebbe la manna per tutti coloro che campano alla grande grazie ai contratti d’oro di collaborazione e consulenza di natura artistica, i cui compensi, in media, sono di 500mila euro annui.

Uno fra tutti, Bruno Vespa che, dicono, sia tra i figli prediletti di mamma Rai, visto che toccherebbe il milione e 800mila euro l’anno, dichiara infatti persuasivo: “Il tetto rischia di sottrarre alla Rai risorse professionali che, con i loro ascolti, hanno reso all’azienda assai più di quanto sono costati. Significherebbe impoverire la Rai, far precipitare la pubblicità, peggiorare i bilanci, farla uscire dal mercato televisivo, licenziare personale. Credo che nemmeno coloro che oggi festeggiano vorrebbero tutto questo. Il tetto rischia di sottrarre alla Rai risorse professionali che, con i loro ascolti, hanno reso all’azienda assai più di quanto sono costati. Significherebbe impoverirla, farne precipitare la pubblicità, peggiorare i bilanci, farla uscire dal mercato televisivo, licenziare personale. Credo che nemmeno coloro che oggi festeggiano vorrebbero tutto questo”.

Insomma, il superconduttore la butta giù sul danno d’immagine, sul mancato ritorno in termini di pubblicità, ma soprattutto sull’inevitabile esodo in altre reti degli insoddisfatti artisti di casa nostra. Ma l’azienda di Stato ha un braccio più corto e uno più lungo, visto che strapaga gli artisti e il gotha del giornalismo, mentre i minori, i giornalisti di ‘frontiera’ sono pagati più o meno in linea come quelli delle media europea delle imprese delle stesse dimensioni

In Rai, come in tutte le grandi imprese pubbliche e private, ci sono 4 livelli retributivi: dirigenti, quadri, impiegati ed operai. I dirigenti hanno retribuzioni mediamente superiori. Ma i maggiori compensi elargiti dalla Rai con i nostri soldi (canone) e col fatturato pubblicitario, sono quelli destinati ai personaggi dello spettacolo: presentatori, conduttori ed artisti a contratto. I loro compensi variano di anno in anno su base contrattuale. I famosi più pagati sono Benigni, Fazio e Carlo Conti, Bruno Vespa, Pippo Baudo. Il ‘povero’ Giletti, ha dichiarato pubblicamente un compenso di 400.000 euro annui.

Per i giornalisti non da ‘spettacolo’: Alessandro Casarin, Antonio Preziosi, Antonio Rizzo Nervo, Stefano Ziantoni, Pietro Marrazzo, Giovanna Botteri, Paolo Bistolfi, Silvia Calandrelli, Pasquale D’Alessandro, Tiziana Ferrario, Luciano Flussi, Gerardo Greco, lo stipendio mensile varia dai 15mila ai 25mila euro.

Insomma, mamma Rai paga bene i suoi figli migliori, e anche se qualcuno, come Vespa, sottintende che, in assenza di tanta benevolenza potrebbe anche lasciarsi ‘adottare’ da altre reti, la burbera Lucia Annunziata, fedelissima ad oltranza, dichiara: “Obbedisco. Non c’è problema, è una legge dello Stato, una decisione del Cda Rai, io obbedisco. Si lavora per una azienda che ha il diritto di decidere come quando pagare. Personalmente poi, trovo anche giusto che il servizio pubblico offra un pagamento inferiore a quello che è il mercato”.

Ecco, la parola giusta è proprio questa. “servizio pubblico”. L’Italia è in rovina, il popolo è stanco, non può pagare a dismisura un servizio pubblico, tantomeno spettacoli che ‘drogano’ il telespettatore, molti privi di veri contenuti, carrozzoni allestiti per oppiare del nulla la gente. Il tetto ai compensi deciso dal Cda Rai va approvato dal Ministero dell’Economia. Il rischio che le risorse professionali, Vespa compreso, vadano altrove va corso. Ce ne faremo una ragione.

Patrizia Vita