Non solo le malattie metaboliche, in particolare il diabete e i tumori, il fiuto dei cani ora scova anche il coronavirus.
A pensare di mettere a disposizione i primi cani addestrati per “fiutare” Sars-CoV-2 è stata la Provincia Autonoma di Bolzano che per la ripresa di ieri ha testato gli studenti della scuola elementare in lingua italiana ‘Galileo Galilei’ di Brunico, tutte le scuole superiori di secondo grado in lingua italiana e tedesca di Brunico nonché il liceo scientifico e istituto tecnico per geometri in lingua tedesca ‘Peter Anich’ di Bolzano.
Un’idea approvata anche dall’azienda sanitaria della provincia altoatesina che negli intendimenti confiderebbe di allargare presto la platea dei “fiutati”: i cani annusano un positivo in pochi secondi, per questo dopo le scuole potrebbero essere utilizzati ad esempio anche nelle strutture sanitarie, nelle stazioni ferroviarie e in alcuni edifici pubblici.
I cani – a detta dei responsabili dell’innovativo progetto – non fiutano il virus, ma alcune sostanze secrete dall’organismo quando è infettato dallo stesso, indipendentemente se siano presenti i sintomi della malattia. Tutto ciò che provoca un’alterazione dello stato di salute di un individuo provoca odori che il naso del cane, ben 44 volte più sensibile di quello umano, sa riconoscere. I cani da allerta diabetici, per esempio sono infallibili. Anche cuccioli di appena tre mesi sono già in grado di riconoscere le alterazioni glicemiche del loro padrone durante la giornata.
Altissimo il livello prestazionale: il miglior amico dell’uomo agirebbe con un’affidabilità pari al 95%, anche negli asintomatici. Quasi meglio di un tampone.
In attesa di capire se il modello verrà esportato anche in altre regioni, ieri questi cani “bidelli” hanno quindi avuto il compito di salutare il rientro in sicurezza di oltre 700 studenti bolzanini: una grande “zampa” alla scuola, sempre più in affanno tra necessità di tutelare la salute da una parte e garantire dall’altra quel rapporto in presenza tanto importante per una corretta formazione di bambini e ragazzi fin troppo penalizzati dalla pandemia.
Marco Zorzi