In Italia un cane su due rischia oggi di contrarre la leishmaniosi, una malattia infettiva trasmissibile anche all’uomo e veicolata da un minuscolo insetto, il flebotomo, noto come “pappatacio”. I dati aggiornati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Ministero della Salute descrivono un quadro preoccupante: la patologia, un tempo circoscritta al Sud e alle isole, è ormai endemica in tutto il Paese, con nuovi focolai anche nelle regioni settentrionali, perfino a ridosso delle Alpi.
La sieroprevalenza canina ha toccato in alcune aree soglie superiori al 50%, con un’incidenza annua che nelle zone endemiche – come la Puglia – può arrivare fino al 13%. La progressione è rapidissima: dal 2019 la leishmaniosi è diventata endemica in 57 nuovi Comuni del Nord Italia. In dieci anni sono stati registrati 27 focolai in regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Un’evidenza che conferma come i cambiamenti climatici, con il progressivo aumento delle temperature e l’espansione della stagione attiva dei flebotomi, stiano modificando lo scenario epidemiologico. Altri fattori aggravanti sono gli allevamenti intensivi, le monocolture e la crescente mobilità di animali da compagnia, che favoriscono la sopravvivenza e diffusione dell’insetto-vettore anche in inverno.
Una malattia che riguarda anche la sanità pubblica
La leishmaniosi non è solo una malattia veterinaria: essendo una zoonosi, ha conseguenze anche sulla salute umana.
A ribadire l’urgenza di un approccio sistemico è stato il recente incontro scientifico “STOP alla leishmania in 3ACT”, promosso da Boehringer Ingelheim con il patrocinio di ANMVI. Ricercatori, clinici e istituzioni hanno sottolineato come la leishmaniosi rientri pienamente nell’approccio “One Health”, che mette in relazione salute animale, salute umana e sostenibilità ambientale.
«Siamo storicamente un Paese endemico per la leishmaniosi umana – ha ricordato Alessandro Bartoloni, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Firenze – e oggi l’Italia è al primo posto in Europa per l’incidenza della forma cutanea e al secondo per quella viscerale, più grave e pericolosa».
Negli ultimi anni si osserva un aumento dei casi anche nell’uomo, con segnalazioni sempre più frequenti in Emilia-Romagna e Toscana, ma anche in aree settentrionali un tempo considerate sicure. L’infezione può causare gravi conseguenze, specialmente nei soggetti fragili, e comporta costi crescenti per il sistema sanitario.
La prevenzione inizia dal cane
«La lotta alla leishmaniosi si vince solo con una strategia condivisa, che parta dalla protezione del cane e arrivi alla tutela della salute pubblica», ha sottolineato Domenico Otranto, professore di Parassitologia all’Università di Bari. Eppure, solo il 47% dei proprietari che adottano misure preventive è consapevole della gravità della malattia, e molti scelgono prodotti protettivi senza consultare un medico veterinario.
Per questo è fondamentale rafforzare l’informazione, semplificare i messaggi e favorire il rapporto tra cittadini e professionisti. «Prevenire è possibile – ha aggiunto Otranto – ma servono protocolli di protezione stagionale con presidi a base di piretroidi, da marzo a ottobre inoltrato, sempre sotto consiglio veterinario».
L’approccio One Health al centro della strategia
«I progetti di sorveglianza attiva avviati dall’ISS con il Ministero della Salute vanno in questa direzione – ha spiegato Gioia Buongiorno, ricercatrice ISS – ma la sfida richiede l’impegno di tutti: istituzioni, veterinari, cittadini e industria farmaceutica devono collaborare per fermare l’avanzata del parassita».
Tre le parole d’ordine emerse dal convegno: informare, condividere, prevenire. Solo così sarà possibile invertire la rotta e proteggere animali e persone da una malattia sempre più insidiosa.
Il vademecum dell’Enpa
La scorsa settimana Enpa ha pubblicato un suo vademecum con le regole base per prevenire la leishmaniosi. Leggi: Zanzare. Enpa diffonde vademecum e avvisa: “La prevenzione è essenziale per proteggere i nostri animali domestici da filaria e leishmaniosi”.
