Il relatore dice “con il lupo si può convivere”: apriti cielo.
Al centro della protesta contro il divulgatore scientifico Cristiano Fant, a Refrontolo in provincia di Treviso, un nutrito gruppo di allevatori della conca, che era sceso per ascoltare e contestare il divulgatore scientifico, esperto di tutela ambientale e convivenza con gli animali selvatici, chiamato a dire la sua all’incontro “Con il lupo si può convivere”.
Fant era nel mirino di chi il lupo non lo vuole da tempo per le frasi che senza mezzi termini divulga via social e attraverso il suo impegno come presidente di Siamo Tutti Animali – Movimento Antispecista Bellunese e consulente nazionale del Progetto NN per le adozioni consapevoli e la lotta al randagismo. Venerdì sera, nel municipio di Refrontolo, si teneva la serata informativa sulle dinamiche tra uomini e lupi ed altri animali selvatici nel territorio pedemontano. Con la collaborazione delle associazioni “The Cat Women”, “Siamo tutti animali Veneto” e Leal (Lega anti vivisezione).
E’ stato lo stesso esperto ad invitare alcuni allevatori dell’Alpago per un confronto che non si è rivelato facile, con il divulgatore scientifico interrotto continuamente da chi si sentiva offeso dalle dichiarazioni di Fant: “Non sono un difensore dei lupi, ma difendo la biodiversità e i lupi ne sono una componente fondamentale. Il bosco ha degli equilibri e dobbiamo averne rispetto –ha detto Fant – . Il lupo è indispensabile per l’ambiente”. Ha quindi, citato il caso del parco nazionale di Yellowstone (Stati Uniti), dove dopo 70 anni sarebbero tornati nel 1995, “riportando equilibrio nell’ambiente”. E quanto accade nella foresta del Cansiglio, nel 2018, dove 3mila cervi avrebbero devastato il sottobosco: una situazione ripristinata con l’arrivo dei lupi.
“Noi abbiamo costruito la biodiversità dell’Alpago in 30 anni di lavoro – sono le varie opinioni emerse – Sapete cosa vuol dire trovarsi un lupo a 10 metri dalla porta di casa? Questa sera siamo venuti qui, perché siamo stati invitati, e anche viste le parole utilizzate contro la nostra categoria, con il pensiero di ritrovare a casa le nostre pecore, chiuse assieme ai cani”.
“Si faccia una settimana di montagna con noi, magari da volontario: di giorno noi lavoriamo e di notte va lei a fare la guardia contro i lupi – hanno tuonato – Si faccia la nostra vita 365 giorni all’anno. Lo sa quanto pesa una recinzione da un metro e 45? Quindici chili: venga con noi a portarla in spalla su in montagna”.
“La biodiversità l’abbiamo costruita giorno per giorno e, ora, ci si ricamano delle poesie attorno – ha preso la parola un allevatore – . Sono 7 anni che convivo con un lupo, stiamo diventando matti”.
Un altro allevatore ha raccontato che tanta ansia per il tema, nel suo caso personale, deriverebbe anche da un episodio che l’ha toccato da vicino: un lupo si sarebbe avvicinato alla sua abitazione. “Il lupo è passato a 30 centimetri dalle gambe della mia compagna, ma c’erano i nostri cani che si sono messi in mezzo, in difesa – ha raccontato – .La mia compagna non ha dormito per tutta la notte. Capite cosa vuole dire?”.
Per Fant non bisogna avere paura del lupo, del quale si ha una visione distorta dai media e da un’immagine medievale. “Il lupo è un animale odiato a causa di “una cultura diffusa a partire dal Medioevo, sostenuta oggi da mass media interessati a vendere, da alcuni politici a fare una falsa propaganda, da alcune categorie interessate all’abbattimento della specie, da arrivisti e speculatori”.
Fant ha quindi detto che, in realtà, ci sarebbero altre problematiche su cui i riflettori non sarebbero adeguatamente puntati, come ad esempio le 70 mila aggressioni all’anno subite dall’uomo a causa dei cani: “Nessun sindaco prende posizione sul caso dei cani – ha osservato –. Si parla di ‘pericolo lupo’ e non di ‘pericolo cane’. Non viene fatta la guerra alle persone che hanno cani che aggrediscono. Io sono qui a difendere il diritto degli animali di fare la propria vita”.
“Il lupo attacca le greggi? La responsabilità è anche degli allevatori: “La presenza di predatori nel nostro territorio è da ritenersi normale. Dove non arrivano i lupi o gli orsi arrivano volpi, faine e cani randagi. E spesso questi ultimi compiono razzie delle quali vengono incolpati i lupi stessi”.
Il divulgatore scientifico ha ribadito: “Gli allevatori sono responsabili della custodia degli animali e dove non li tutelano la colpa è loro. Nella zona del Nevegal riceviamo tante segnalazioni per cani vaganti, spesso molto grandi, lupoidi, tranquillamente in grado di uccidere una o più pecore e sfamarsene. Questo è dovuto ai tanti proprietari di cani che non rispettano le normative”