Otto sciacalli che facevano business sulla pelle di cuccioli sottratti alla mamma quando avevano ancora bisogno di lei. Un traffico illegale di povere bestiole che morivano spesso durante il tragitto. Venduti con cinismo e commerciati con crudeltà e con la compiacenza di un veterinario senza scrupoli, che aveva il compito di apporre il microchip. Cagnolini di razza toy, quindi i più piccoli e fragili fisicamente, che acquistati a 50 euro, venivano rivenduti a 750 euro.
Gli animali venivano portati in Italia dall’Ungheria, dalla Polonia e dalla Slovacchia senza rispettare le regole di trasporto e in condizioni pessime. Venivano poi venduti a questi prezzi altissimi con una falsa documentazione.