La vicenda che ha coinvolto Stefania Guadagna, una donna trevigiana, sta sollevando numerosi interrogativi. Nel settembre 2023, la cinquantenne ha ricevuto le ceneri della sua cagnolina Nina, dopo averla affidata a una dogsitter di Conegliano, ma la scoperta è stata macabra: la sua piccola era morta in circostanze sospette durante il suo soggiorno in una pensione per animali.
Guadagna racconta che, dopo aver lasciato i suoi due bassotti alla ragazza, non riusciva a ottenere risposte, finché la dogsitter le ha finalmente confessato la morte di Nina. Al ritorno, la cagnolina è stata restituita cremato, ma la padrona ha trovato l’altro cane, Pluto, in condizioni di grave malnutrizione e abbandono. “Quello che è successo è assurdo”, afferma la donna, che ora si batte per ottenere giustizia. L’avvocato Ilaria Pempinella, che segue il caso, sottolinea che non è stato possibile accertare le cause della morte di Nina, poiché il corpo è stato cremato. Tuttavia, dopo il clamore mediatico, sono emersi altri casi simili: almeno altri quattro cani affidati alla stessa dogsitter sono morti in circostanze sospette, tra cui un bulldog francese e un golden retriever, per il quale è stata effettuata un’autopsia, confermando la morte per colpo di calore.
La deputata Eliana Longi (FdI) ha preso posizione sul caso, promettendo di promuovere una legge per regolamentare l’attività di dogsitting, ancora priva di una normativa ufficiale. Longi ha dichiarato: “Troppi casi di morti sospette restano impuniti. È ora di garantire un percorso formativo e certificato per chi si occupa degli animali”.
Nonostante il caso non abbia ancora portato a un processo, Guadagna non intende arrendersi: “Non mi fermerò fino a quando non avrò giustizia. Nina era parte della mia famiglia”, ha dichiarato ai media con determinazione.