Le immagini sono strazianti: conigli in gabbie così piccole da non permettere nemmeno di distendere le zampe, frustrazione estrema, lesioni evidenti sulla pelle, alcuni senza vita, altri con gravi ferite. È la realtà che si nasconde dietro la produzione di carne di coniglio in alcuni allevamenti italiani e polacchi, raccontata in una video-inchiesta realizzata da Compassion in World Farming (CIWF), in collaborazione con la coalizione End the Cage Age. Il materiale raccolto è stato reso pubblico proprio in concomitanza con l’avvio delle udienze a Bruxelles per la nomina dei nuovi Commissari Europei, per accendere i riflettori sulle drammatiche condizioni degli animali negli allevamenti intensivi.
Le immagini riprendono conigli stipati in gabbie sovraffollate o singole, completamente incapaci di esprimere comportamenti naturali della specie. Impossibilitati a saltare o a sollevarsi sulle zampe posteriori, i conigli sono costretti a vivere in spazi microscopici, dove non possono nemmeno appoggiare correttamente il corpo. La situazione è resa ancora più tragica dalle pavimentazioni di rete metallica, che causano dolorose piaghe e lesioni ai garretti. Per di più, questi animali non hanno alcun materiale da rosicchiare per limare i denti in crescita continua, e molti di loro finiscono per masticare le stesse gabbie o, nei casi più estremi, le orecchie dei loro compagni.
Le immagini, che mostrano anche conigli con la pelliccia quasi completamente distrutta, probabilmente a causa di parassitosi o infezioni, testimoniano una realtà di sofferenza profonda. Alcuni allevamenti presentano anche condizioni ambientali insostenibili, con temperature così alte che i conigli ansimano, provando a rinfrescarsi in un ambiente che non consente loro nemmeno di muoversi.
Secondo CIWF, queste condizioni non sono eccezionali, ma rappresentano una routine per milioni di conigli allevati in Europa. Ogni anno, infatti, circa 77 milioni di conigli vengono macellati nel continente, il 90% dei quali proviene da allevamenti intensivi in gabbia. In Italia, nel solo 2023, sono stati macellati 14,5 milioni di conigli, molti dei quali allevati in gabbie che non rispettano nemmeno le loro esigenze fisiologiche di base.
Nonostante l’adozione di gabbie “arricchite”, che dovrebbero teoricamente offrire più spazio e comfort agli animali, le condizioni non migliorano sostanzialmente. Questi nuovi modelli, seppur rappresentino un piccolo passo in avanti rispetto alle gabbie tradizionali, continuano a non consentire ai conigli di esprimere comportamenti naturali come il salto o il movimento libero, necessari per il loro benessere fisico e psicologico. La verità, dunque, è che per molti conigli, il passaggio alle “gabbie arricchite” non è che un’illusione di miglioramento.
Gli attivisti per i diritti degli animali sottolineano che, anche se alcuni Stati membri dell’Unione Europea, come l’Austria, stanno facendo progressi significativi verso l’eliminazione delle gabbie negli allevamenti, molti altri paesi, tra cui l’Italia, sono ancora indietro in questo percorso. Le associazioni per il benessere animale insistono sulla necessità di un cambiamento radicale: “Non esiste benessere in gabbia”, ripetono, chiedendo con forza che la Commissione Europea adempia al suo impegno di presentare al più presto una proposta legislativa per vietare l’allevamento in gabbia per tutti gli animali da reddito.