Se le sono date di santa ragione, al momento solo virtualmente a suon di post al vetriolo nel web, su un argomento verso il quale tutti si sono fatti anche una pur piccola opinione: è possibile convivere con il lupo oppure va abbattuto per il bene di uomini e bestiame?
Sul ‘ring’ è salita l’associazione animalista Enpa, con la presidente della sezione Thiene-Schio Federica De Pretto, ed il paladino dei cacciatori, il consigliere regionale Sergio Berlato (Fratelli d’Italia), ognuno appoggiato dai propri agguerriti sostenitori. Nessuno vuole lasciare nemmeno un punto all’avversario di sempre, aggrappandosi ben saldamente ai due estremi simbolo della loro identità, e cioè, in parole povere: limitare la presenza dei lupi nel nostro territorio togliendoli dalle spese a fucilate, oppure conviverci senza torcere loro un pelo e subire di buona grazia eventuali scorrerie ai capi di bestiame degli alpeggi.
Ad aver lanciato l’ennesimo pomo della discordia è proprio Berlato, che in giunta regionale ha proposto una mozione grazie alla quale il Veneto uscirà da maggio 2018 (con una ‘retromarcia’ che ha creato non pochi malumori) dal progetto europeo Life Wolfalps, bloccando di fatto il ripopolamento di lupi nelle Prealpi e nelle Dolomiti, e per il quale la regione Veneto aveva già ottenuto dalla Comunità europea 430 mila euro da investire per la tutela di greggi e malgari.
‘La presenza del lupo scoraggia i malgari e se i malgari abbandonano le malghe, il territorio viene lasciato a sé stesso’, aveva giustificato in giunta Berlato, specificando che nessuno vuole sterminare il lupo, anzi, che la gestione della sua presenza sul territorio è la salvaguardia migliore per questo predatore.
Ma l’effetto sugli animalisti di questa iniziativa è tale che la scossa al vespaio è assicurata. ‘A me stanno a cuore – è intervenuto Berlato in una serie di animati post sulla bacheca facebook di Altovicentino on line – i malghesi e gli allevatori che, con il loro lavoro, garantiscono la manutenzione dei nostri territori montani. I lupi presenti in Veneto sono molti di più di 15, basta prendere atto del numero delle predazioni avvenute in Lessinia, nell’Altipiano dei sette comuni, nel Massiccio del Grappa, nel Monte Novegno. La documentazione in nostro possesso ci conferma una presenza notevolmente superiore a quella dichiarata dai sostenitori del progetto WolfAlps’.
‘Forse a parlare di gestione scientifica – è intervenuta De Pretto – dovrebbe essere un esperto di fauna selvatica, uno studioso, un biologo, zoologo, comportamentista, uno che non vive con i voti dei cacciatori, per capirci. In tutto questo non c’è alcun fondamento scientifico. Tutti gli esperti ai massimi livelli si sono espressi sulle soluzioni, come la protezione del bestiame. Dobbiamo stare a leggere chi ha sempre e solo la stessa soluzione per ogni cosa: abbattimento. Basta propaganda. Non se ne può più’.
L’accusa infiocchettata dagli animalisti per il consigliere è in primis quella di difendere la ‘lobby’ dei cacciatori solo per conservare un enorme bacino di voti, sbandierando un interesse per la salvaguardia dell’ecosistema che nasconderebbe solo l’uccisione degli animali per puro divertimento. E’ chiaro quindi che in questo scenario il lupo sarebbe solo il terzo incomodo.
Tra le righe della discussione emerge chiaramente anche una falla nella gestione del ‘piano lupi’ attivo in regione dal 2013: recinti elettrificati inadeguati, ritardi nei risarcimenti ai malgari, mancanza di informazione ai cittadini, mancata applicazione delle misure di sicurezza per proteggere il bestiame. ‘Le misure consigliate da tutti gli esperti – ha spiegato ancora De Pretto – e finanziate dai progetti europei non sono applicate. Nelle malghe non c’è nulla di tutto quello che ci dovrebbe essere. Chiedete a Berlato di farvi avere i soldi invece di fare propaganda contro i lupi senza fondamento’.
‘Non si può di certo recintare una montagna – ha ribattuto il consigliere di Fratelli d’Italia – o un pascolo di migliaia di ettari. E poi, l’impatto ambientale di queste recinzioni, come mai non viene considerato? La recinzione, che deve essere oggetto di continue manutenzioni, vieta il passaggio di altri animali e dei visitatori della montagna. Se la Regione ha dei soldi a disposizione, li deve utilizzare per aiutare le famiglie in difficoltà economica, oppure per favorire l’occupazione giovanile, oppure per garantire i servizi essenziali alla collettività, altro che soldi per tutelare i lupi e pagate i danni dagli stessi provocati!!!’
‘Le chiedo solo di fare il suo lavoro – ha rimbeccato De Pretto – cioè far avere ai malgari i soldi necessari, soldi per questo progetto, soldi che non possono essere utilizzati per altro. Suvvia, è lei qui il consigliere regionale, devo spiegare io che i soldi del progetto Lupo non possono essere usati per i disoccupati?’
‘Se le Regioni non aderiscono al progetto – ha risposto Berlato – , possono utilizzare le risorse di loro competenza per tutt’altre finalità, tra le quali quelle che le ho elencato. Da parte mia ho fatto approvare in consiglio regionale del Veneto una mozione (la n. 230 del 10 maggio 2017) con la quale si impegna la giunta regionale a pagare i danni provocati dai lupi agli allevatori entro e non oltre sei mesi dalla data di accertamento del danno ed ho inserito l’obbligo della posa delle recinzioni a carico dell’ente pubblico. Come vede il mio lavoro lo so fare’.
La polemica scivola nel battibecco, e si buttano in pasto nel web accuse di ogni genere. Ma oltre agli strali avvelenati di una polemica che muove opinioni contrapposte, ci sono tanti che vorrebbero capire se effettivamente esiste la possibilità di posizionarsi a metà, tenersi cioè un pur simpatico lupo, limitando le perdite dei malgari. C’è ad esempio il caso del pastore Bruno Viola, pubblicato sul sito www.lifewolfalps.eu, che da tutta l’estate staziona con le sue 200 pecore sul Carega e convive con i lupi presenti nel territorio (almeno 3), facendo uso di recinzioni elettrificate, cani da guardiana notturni e stazionando con il gregge durante la notte. La sua esperienza sembrerebbe dimostrare che convivere coni grandi predatori, se si investe in sinergia con le istituzioni, magari si può.
Marta Boriero