Andrea Zanoni porta la discarica di Marano Vicentino a Bruxelles. L’eurodeputato presenta un’interrogazione alla Commissione europea sull’ampliamento della tipologia di rifiuti ammessi nella discarica Vianelle. 

‘L’Unione europea blocchi la decisione di conferire rifiuti speciali nell’ex cava Vianelle a Marano – sottolinea Zanoni – A rischio è la falda acquifera sottostante e la salute di migliaia di cittadini della zona’. 

 

Zanoni si muove così contro la Provincia di Vicenza. ‘La discarica ha ormai  raggiunto dimensioni abnormi e le tipologie di rifiuti conferiti sono in  costante aumento. E questo senza che sia stata effettuata alcuna procedura di Via (Valutazione Impatto Ambientale) come prevede la direttiva  2011/92/UE’.

Sotto accusa è la discarica di proprietà della Servizi srl che si trova nel comune di Marano  in località Vianelle ma interessa in parte anche Thiene. 

‘La struttura – sostiene Zanoni – classificata ancora oggi impropriamente come discarica per inerti volta alla ricomposizione ambientale della cava sulla quale insiste per effetto di una serie di autorizzazioni della Provincia di Vicenza è arrivata ad assumere caratteristiche diverse da quelle originarie con volume ricettivo pari a circa 3.600.000 metri quadri. Inoltre, un decreto provinciale ha aumentato di ulteriori tredici nuovi codici Cer le categorie di rifiuti ammesse. 

L’eurodeputato ricorda che ‘la perizia del geologo Pier Luigi Marchetto eseguita su incarico del Comune di Marano Vicentino evidenzia come l’impianto è separato solo da una sottile barriera impermeabile artificiale che dovrebbe avere invece uno spessore doppio, dallo strato ghiaioso e sabbioso a elevata permeabilità sopra una fondamentale falda acquifera utilizzata per l’approvvigionamento di acqua potabile dagli acquedotti della zona che servono oltre 700mila abitanti. Per tutti questi motivi – conclude – e vista la leggerezza con la quale certe autorità locali stanno trattando questa potenziale bomba a orologeria per l’ambiente e gli abitanti, ho ritenuto opportuno chiedere un parere della Commissione Europea. E questo anche alla luce del principio di precauzione sancito dall’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea Tfue sul rischio di contaminazione della sottostante falda acquifera’.

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