I cittadini di Valli del Pasubio, come quelli di Valdagno si mobilitano contro i danni collaterali del mini elettrico, come viene identificato nel linguaggio burocratico quel tipo di impianti che traggono energia elettrica attraverso turbine che sfruttano i salti d’acqua di piccole e medie dimensioni.
Alcune associazioni del mondo che ha a cuore il rispetto dell’ambiente hanno dato vita ad un presidio per sensibilizzare la classe politica ed i propri concittadini.
“Non sono contraria all’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, anzi credo che questa sia la strada giusta. Ma non si può cedere a forme di speculazione basata sugli incentivi legati ai certificati verdi. Siamo di fronte ad impianti, spesso, che servono più a incassare gli incentivi che alla effettiva produzione di energia elettrica – denuncia la consigliera regionale del Coordinamento Veneto 2020 – Non importa se l’impianto produce poche kilowatt: costa poco intubare un ruscello per 1 o 2 chilometri e metterci una piccola turbina ed il gioco è fatto. Il trucco sta nel prendere gli incentivi, coprire la spesa e guadagnare sul resto. A discapito però del territorio e delle casse pubbliche”.
Rimangono poi aperte, secondo i cittadini che hanno manifestato assieme a Cristina Guarda, problematiche quali il deflusso minimo vitale per la fauna che insiste sui corsi d’acqua interessati dalle mini centrali e la ricarica della falda oltre al tema delicatissimo del ripristino ambientale nel caso, tutt’altro che remoto, della chiusura di impianti di questo tipo.