Le motivazioni per escludere definitivamente la Valdastico Nord dal piano investimenti infrastrutturli italiani ci sono tutte. Ne è convinto il deputato ravennate Giovanni Paglia del gruppo ‘Sinistra italiana – Ecologia e libertà – Possibile’, autore di una recente interrogazione parlamentare diretta al ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Non solo la sostenibilità finanziaria del progetto da due miliardi di euro vacilla da tutte le parti, sostiene Paglia, ma l’impatto ambientale stesso sarebbe disastroso: la cementificazione di oltre un milione di metri quadrati nella sola Valle dell’Astico. In un momento in cui, tra l’altro, l’Europa ha deciso di spingere verso un rafforzamento del trasporto su rotaie.
‘Siamo di fronte a un impianto teorico – afferma il deputato – molto fragile, sia sotto il profilo della sostenibilità finanziaria, sia sotto quello della sostenibilità ambientale e della vocazione strategica; rimane pertanto forte il dubbio che l’opera sia funzionale soprattutto a giustificare davanti all’Unione europea il rinnovo automatico al soggetto proponente, la società Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova spa, della concessione relativa all’autostrada A4, che detiene dal 1956 e che secondo il diritto comunitario andrebbe messa a gara. La società infatti non ha i requisiti relativi all’in-house, dato che dal 2010 il 65% è stato acquisito da A4Holding spa, partecipata da numerosi soggetti privati. L’attuale proroga, valida fino al 2026, è proprio giustificata con la contestuale realizzazione della Valdastico Nord, ovvero con il completamento del tracciato originalmente previsto nel 1956′.
Cicliegina sulla torta, conclude Paglia nel suo intervento alla Camera, l’infrastruttura non risulta autorizzata dal CIPE, che nel marzo 2013 ‘si limita ad approvare il primo stralcio funzionale, con una clausola a scadenza per il giugno dello stesso anno che prevedeva la presentazione del progetto definitivo e del relativo piano economico finanziario aggiornato. Tali condizioni non sarebbero state rispettate e questo dovrebbe far considerare decaduta l’intera ipotesi’.
‘Cosa succederebbe – chiede quindi il politico, in attesa di una risposta ufficiale – se alla scadenza dei 25 anni di concessione l’investimento di 2 miliardi non risultasse pienamente ammortizzato sul piano finanziario? Non ritenete che sussistano le condizioni per escludere definitivamente tale opera dal piano di investimenti infrastrutturali del nostro Paese, dirottando le risorse sul miglioramento e rafforzamento della rete viaria esistente e del trasporto merci su ferro?’.
M.B.