Torrebelvicino ha appena dato il benservito all’Anci con delibera di giunta del 22 ottobre scorso ma il consigliere di minoranza della ‘Lista Belvicino’ Nicolas Lazzari, 23 anni, non riesce ancora ad ingoiare il boccone amaro.
E contro le motivazioni del sindaco Emanuele Boscoscuro, che liquida l’Associazione Nazionale Comuni Italiani come un ‘ente paragovernativo di scarsa importanza’ di cui gli stessi uffici comunali non ne vedono l’utilità, Lazzari alza gli scudi in difesa di un’associazione in cui crede fermamente, tanto da essere in carica in Anci Veneto come componente della commissione territorio ambiente trasporti e lavori pubblici. Una commissione che lui stesso definisce fondamentale, ‘delicata e strategica sia per la nostra regione sia per il Nord Italia’.
Consigliere Lazzari, ci sembra molto contrariato dalla decisione del sindaco di uscire dall’Anci…
‘La decisione di Boscoscuro è stato un vero e proprio ‘diktat’ votato in giunta senza consultare il consiglio comunale. Io mi sono opposto fortemente all’uscita, poiché le motivazioni sono assurde e false. Esiste uno scenario economico di ripresa al quale si accompagna un quadro di riforme politiche e sociali, dalla riforma costituzionale alla nuova legge elettorale, dal jobs act alla riforma della scuola e della pubblica amministrazione. Per la prima volta dal 2007 ad oggi la legge di bilancio presentata dal governo non è fondata su riduzione di risorse e tagli ai comuni. Uno scenario nuovo che rappresenta un passaggio cruciale anche per i comuni. Non è affatto vero che i servizi offerti da Anci veneto in particolare relativi alla formazione del personale degli amministratori non sono stati negli ultimi anni usufruiti tanto da giustificare il versamento di una quota di adesione. Io personalmente ma anche altri consiglieri della minoranza abbiamo partecipato in modo attivo e continuo alle molte attività che Anciveneto e Anci nazionale hanno proposto per la preparazione e l’istruzione degli amministratori stessi. Forse è la maggioranza a non aver usufruito di questi tipi di attività’.
Per quali motivi secondo lei un comune, ad oggi, può avere dei benefici nel rimanere nell’associazione, che non siano solo i corsi di aggiornamento?
‘L’Anci ha molteplici funzioni: rappresenta gli interessi degli associati dinanzi agli organi centrali dello Stato, promuove lo studio di problemi che interessano la pubblica amministrazione, interviene con propri rappresentanti in ogni sede istituzionale in cui si discutono interessi delle autonomie locali, presta attività di consulenza ed assistenza agli associati, promuove iniziative per l’educazione civica dei cittadini… Uscirne significa mettersi da soli in balia degli eventi e dei pericoli che possono colpire i nostri cittadini. Nel 2015 l’Anci ha contribuito alla formazione di molti giovani amministratori, aiutato amministratori e dipendenti a crescere a compiere il proprio dovere, ha permesso di portare la voce dei piccoli comuni in parlamento. Quando ci sono decisioni da prendere per migliaia di cittadini serve responsabilità e cognizione di causa. Con la nostra lista civica ci siamo distaccati sin da subito e ci distacchiamo tutt’oggi dalla scelta presa dall’amministrazione Boscoscuro poiché è sintomo di una decisione politicizzata, demagogica e qualunquistica che non porta e non dice nulla’.
E quindi perché è ancora convinto che i comuni debbano restare nell’Anci?
‘L’Anci non solo porta a casa risultati a livello nazionale ma permette a molti amministratori di mettersi in rete tra di loro per costruire insieme un percorso tra uffici, amministratori stessi o eventualmente per portarsi a casa qualche fondo europeo. Essendo noi amministratori tutti l’architrave insostituibile del sistema istituzionale e della vita del paese dobbiamo essere uniti e soprattutto determinati nel nostro lavoro. Non dobbiamo reagire di impulso o di pancia; dobbiamo difendere i nostri cittadini, tutelare il nostro futuro. Le generazioni che verranno hanno bisogno di essere riunite ad altre realtà comunali, essere in rete, pensare in grande. L’Italia è una nazione che vince ma bisogna farlo insieme e non da soli. Basta protagonismo, basta scelte molto spesso rischiose per il nostro popolo. Uscire dall’Anci significa essere messi da parte nelle decisioni, significa non essere ascoltati come piccoli comuni’.
Un esempio pratico dell’utilità dell’associazione?
‘Alla 32° assemblea nazionale Anci, tenutasi a Torino, alla quale ho partecipato, è stata letta da parte del presidente Piero Fassino, sicuramente non fan e promotore di Renzi, la relazione nella quale si esplicitano i grandi risultati che i sindaci Anci hanno raggiunto. Ne enumero solo alcuni. Con la legge di stabilità 2015 è stato acquisito l’allentamento del patto di stabilità al 60%, col decreto mille proroghe sono stati rimodulati, spostati i termini e alleggeriti vincoli e oneri opprimenti per la gestione amministrativa dei comuni. Infine con il decreto enti locali di agosto 2015 sono state ottenute altre misure, tra le quali il rifinanziamento del fondo compensativo tasi anche per il 2015, la riduzione delle sanzioni per violazioni del patto, l’ampliamento degli spazi di patto per favorire investimenti nell’edilizia scolastica e nel riassetto idrogeologico e altre ancora. Io come rappresentante dell’Anci voglio mettermi a disposizione dei cittadini, della tutela e della crescita della cosa pubblica. Quella che poteva essere per il nostro comune un’opportunità, il ‘fare insieme’ tanto distribuito come particole dalla maggioranza, è stato sostituito dal ‘chi fa da sé, fa per sé’.
Marta Boriero