“Troppe bugie sull’autonomia. Il Consiglio dei Ministri non ha smontato la riforma e non si vogliono fare cittadini di serie A e B”.
Con l’autonomia che da semplice sogno del nord finalmente viene trattato a livello nazionale e con informazioni che rimbalzano da nord a sud dello Stivale, dopo Mario Bertolissi, che ha evidenziato le già esistenti inefficienze al sud, ora prende la parola il thienese Andrea Giovanardi, professore di Diritto Tributario e membro della commissione trattante a Roma per l’autonomia del Veneto.
Lo fa per rispondere a chi ha accusato, senza mezzi termini, il Consiglio dei Ministri di aver “smontato la riforma”, concetto che è rimbalzato sui media e tra gli utenti all’indomani dell’ultima riunione che ha avuto come protagonista la scuola e che ha incassato il ‘no’ del governo all’assunzione diretta degli insegnanti.
“Non è vero che con l’autonomia ci saranno ingiustificati spostamenti di risorse – ha spiegato l’autorevole professore – L’unico rilievo che viene mosso alla norma finanziaria è quello attinente alla clausola della spesa media nazionale pro capite che, nell’ipotesi contenuta nella proposta delle Regioni, dovrebbe trovare applicazione, in sostituzione della spesa storica, dopo tre anni dal varo della riforma nel caso in cui non si addivenga alla determinazione dei fabbisogni standard. Il criterio della spesa media costituisce una sorta di pungolo per indurre il governo a varare i fabbisogni standard, in un contesto in cui il criterio della spesa storica, universalmente riconosciuto iniquo, deve essere superato a tutti i livelli dell’ordinamento. Stupisce poi la non documentata affermazione secondo la quale l’applicazione del criterio della spesa media implicherebbe un aumento della spesa in tutti gli altri territori: si assume in tal modo atteggiamento statico, dando per scontato che si debba continuare a tollerare che, per fornire gli stessi servizi, vi sia chi spende di più in altre parti del paese”.
Le ‘bugie’ però, sarebbero anche altre. “Non è vero che si vogliono riscrivere le regole partendo dalle richieste delle tre Regioni, senza coinvolgere le altre – ha continuato Giovanardi – E’ la Costituzione a prevedere che il dialogo sia diretto”.
Per la scuola inoltre, la richiesta di autonomia avanzata dal Veneto, a questo livello di trattativa, prevede che alla regione vengano riconosciuti gli stessi 2,3 miliardi di euro che già riceve per i suoi abitanti. “Non si tratta di un regalo o un ingiustificato trasferimento quindi, ma del minimo che deve essere riconosciuto per poter continuare a fornire il servizio ai propri cittadini. A fronte di un terzo della popolazione italiana, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna ricevono un quarto della spesa – ha concluso Giovanardi – Ma allora, dove sta l’ingiustizia? Dove abitano gli studenti di serie A e dove gli studenti di serie B?”
A.B.