RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO 
Apprendiamo con soddisfazione l’esito del ricorso al Tribunale Superiore delle acque pubbliche che annulla la validità del parere V.I.A. al progetto di bacino di laminazione sul torrente Astico in territorio di Breganze e Sandrigo.
Ringraziamo innanzitutto della collaborazione le amministrazioni comunali di Sandrigo, Breganze e Montecchio Precalcino, lo studio legale, alcuni consiglieri regionali e tutti i volontari e cittadini che hanno reso possibile questo risultato.
La proroga della valutazione di impatto ambientale, scaduta e non rinnovata nel 2021 dopo cinque anni dalla sua approvazione del marzo 2016, è risultata infatti illegittima.
Da anni segnaliamo le molte criticità insite nel progetto e invochiamo una revisione degli indirizzi regionali in fatto di sicurezza idraulica, senza tuttavia esserci mai opposti “a priori” alla realizzazione di interventi, se ben congeniati e a basso impatto ambientale, nei nostri comuni. In questo frangente, ci chiediamo perché la Regione abbia aspettato 7 anni per presentare un progetto esecutivo e perché i costi siano più che raddoppiati: da 31,3 a 73 milioni di euro.
I fatti drammatici di queste settimane sono l’ennesimo campanello d’allarme rispetto all’aggravarsi della crisi climatica, e dimostrano una volta di più quanto sia urgente un complessivo ripensamento nelle modalità di gestione del territorio.
Cementificazione, compromissione della rete idrica di superficie, regimentazione dei fiumi sono conclamati fattori di insicurezza, a cui poche grandi opere non bastano a porre rimedio.
Oltretutto, le tanto celebrate “casse di espansione” iniziano già a dimostrare un’efficacia parziale, a fronte dell’intensificarsi dei fenomeni estremi e localizzati, nel contesto di un territorio sempre più fragile.
Anche il Presidente Regionale e il Sindaco di Vicenza hanno dichiarato che bisogna ripensare a un nuovo modello idraulico.
Crediamo che la risposta risieda piuttosto nella strenua difesa della permeabilità dei suoli “liberi” (stop subito al consumo di suolo!), nella rinaturazione dei fiumi e nel dare impulso alla realizzazione di tanti piccoli e medi interventi a basso impatto e multifunzionali, a rinforzo delle poche grandi opere davvero indispensabili.
Da realizzarsi, queste, con la massima attenzione al restauro ecologico e alle ricadute positive sulle comunità locali (no alle “zone di sacrificio”, sì a interventi di “rigenerazione”!) La questione delle ex cave di Breganze e Sandrigo rimane dunque da risolvere, e così la messa in sicurezza del bacino imbrifero dell’Astico-Tesina. Alla luce della sentenza del TSAP, torniamo a chiedere l’attivazione di un tavolo di confronto tra la Regione Veneto e le comunità locali per la definizione di soluzioni condivise e realmente efficaci.
Breganze-Sandrigo, 25/05/2024
Coordinamento Tutela Territorio Breganze
Laboratorio Astico Tesina (Sandrigo)

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