E’ di questi giorni la notizia che la Regione Veneto in accordo con le OPI del Veneto, sta dando forma alla figura del super Oss, in sostanza si tratta di un Oss con mansioni infermieristiche. L’operatore sociosanitario, figura centrale nell’assistenza delle persone fragili, naturalmente deve crescere. Da sempre mi spendo per questa figura e ribadisco la necessità di rivedere ed aggiornare il suo profilo professionale”.
Così Barbara Guidolin, senatrice del M5S della commissione Lavoro su Facebook che prosegue: “Infatti, sappiamo che dall’Accordo Stato-Regioni del 2001, questa categoria professionale non è più stata riformata e valorizzata, ma, invece, la Politica ha preferito per troppo tempo, lasciare inascoltata la voce degli OSS. La valorizzazione dell’OSS si può raggiungere solo con una adeguata e migliore formazione, omogenea su tutto il territorio nazionale, che coinvolga i nostri istituti professionali e le nostre scuole, in questo modo riusciremo anche a garantire sbocchi professionali ai giovani che decidono di intraprendere una professione che ha una elevata funzione sociale”.
“Per questo ritengo che siano legittime le preoccupazioni degli infermieri veneti e degli OSS rispetto alla soluzione prospettata dalla Regione Veneto di istituire la figura di super OSS. Non è accettabile che gli OSS a seguito di un corso di formazione di 400 ore, abbiano mansioni di tipo infermieristico, tutto ciò per colmare l’assenza di infermieri. Poi, questo tipo di soluzione lascia spazio ad enormi interrogativi: Quale inquadramento contrattuale verrà applicato? Quale trattamento economico? Con molta probabilità quello previsto per un normale OSS, quindi senza nessun aumento dello stipendio, nonostante l’attribuzione di tantissime nuove competenze e responsabilità. Questo tipo di soluzione, espone gli infermieri e gli stessi OSS a responsabilità enormi anche dal punto di vista giuridico e professionale”, conclude.
Cosa fa l’Oss? Quali sono i suoi ruoli?
L’OSS è l’operatore che, a seguito dell’Attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario. Favorisce dunque il benessere dell’utente, la sua autonomia e integrazione sociale.
Svolge attività di cura e di assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, collaborando con gli altri operatori preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale.
La replica di Lanzarin
“Visto che la delibera sarebbe calata dall’alto – prosegue l’Assessore – ricordo all’opposizione che l’opportunità di modificare il percorso di Formazione approvato con la delibera del 16 marzo 2021 è emersa dal confronto con i Presidenti degli Ordini Provinciali delle Professioni Infermieristiche e che, poiché l’iniziativa è rivolta alla formazione dei lavoratori in possesso della qualifica di Operatore Socio Sanitario in attività presso le strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, è stata acquisita anche la disponibilità delle Associazioni rappresentative di tali strutture”.
Sul piano tecnico, l’Assessore precisa che “con il provvedimento in parola la Regione del Veneto non ha trasferito competenze proprie dell’infermiere bensì ha ulteriormente posto quest’ultimo al centro del percorso decisionale proprio della professione e al contempo ha perseguito l’interesse pubblico di garantire gli operatori di supporto necessari e adeguatamente formati, a tutela della salute degli assistiti presso le strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, extraospedaliere pubbliche e private accreditate”.
“Inoltre – prosegue l’Assessore – le fonti che disciplinano e regolamentano la figura dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) sono l’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001, la LR 16 agosto 2001, n.20 recante “La figura professionale dell’Operatore Socio Sanitario”, come modificata dalla LR 9 agosto 2022, n.17 che ha istituito il “modulo facoltativo complementare in assistenza sanitaria” destinato all’OSS, ed infine l’accordo Stato-Regioni del 2003. Non si tratta pertanto di una “scorciatoia” ma di uno strumento già presente da oltre vent’anni nell’ordinamento, già utilizzato dalla Regione del Veneto come da altre Regioni italiane e oggi funzionale a supportare il carico assistenziale in un momento di grave carenza di personale infermieristico dovuto, si sottolinea, ad errori nella programmazione nazionale dei fabbisogni”.
Gli operatori socio sanitari con Formazione Complementare, a conclusione del percorso, chiarisce la Regione, “potranno pertanto svolgere, oltre alle attività riferibili all’OSS con formazione di base, attività di carattere esecutivo dirette alla persona, attribuite e supervisionate dall’infermiere”.