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Schio. Vertenza Ava e costi sostenuti dal Comune:  Una causa che lascia i cittadini con il conto da pagare

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Durante la prima seduta del Consiglio Comunale di mercoledì sera, l’Assessore all’Ambiente del Comune di Schio, Alessandro Maculan, ha risposto alla domanda di attualità presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Alex Cioni sui costi sostenuti dal Comune per la vertenza con AVA. La risposta dell’Assessore si è caratterizzata per toni discutibili, arrivando a giudicare sostanzialmente “sbagliata” la sentenza della Corte dei Conti, quasi sostituendosi al giudice.

L’Assessore ha dichiarato che i costi sostenuti dal Comune ammontano a 6.766 euro, spesi per i legali incaricati di intervenire ad adiuvandum nella causa promossa dalla Procura contro AVA. Tuttavia, come successivamente spiegato da Cioni, questa cifra rappresenta solo una parte delle spese complessive. Il consigliere di FdI ha infatti ricordato in aula che a questa somma vanno aggiunti i 26.230 euro già spesi, alla data di aprile 2022, per consulenze tecniche legate alla stessa vertenza. A questi costi si sommano i 30 mila euro di condanna per le spese legali, ripartiti tra i Comuni soci di AVA, ma comunque a carico dei cittadini. Complessivamente, le spese riconducibili a questa causa ammontano a cifre significative, dimostrando come l’impatto economico della vicenda non possa essere minimizzato. Va anche ricordato che gli altri Comuni non l’hanno presa molto bene, al punto che hanno chiesto a Schio di farsi carico dell’intera spesa. 

Le dichiarazioni sull’esposto e i presunti successi. 

Nelle ore precedenti al consiglio comunale, l’ex sindaco e lo stesso Maculan avevano sostenuto che l’esposto e la causa avessero comunque portato risultati positivi per Schio, facendo riferimento alla modifica della tariffa al cancello e al ripristino del contributo ambientale. Su questo punto, Alex Cioni non ha risparmiato critiche ai due esponenti della maggioranza: “La modifica della tariffa al cancello non è certamente ascrivibile alla causa inutilmente portata avanti contro AVA, né alla politica locale. La Regione Veneto ha deciso di adeguare la cosiddetta tariffa al cancello per uniformarsi alle direttive di ARERA, che ha introdotto il Metodo Tariffario Rifiuti con l’obiettivo di rendere più trasparente e uniforme la gestione tariffaria nel settore dei rifiuti. La Regione Veneto ha quindi agito in linea con una visione più ampia e strategica, senza alcun collegamento con la vertenza persa dal Comune di Schio. Il tentativo di attribuirsi questo ‘successo’ è privo di qualsiasi fondamento. Lo stesso vale per il contributo ambientale, descritto dall’ex sindaco come un risultato della causa persa. Anche in questo caso, si tratta di una misura frutto di decisioni politiche e amministrative più ampie, che nulla hanno a che vedere con la vertenza in questione. Va inoltre ricordato che negli ultimi dieci anni il Comune di Schio non ha ricevuto un euro di contributo ambientale, mentre, nello stesso periodo, il Comune di Padova ha continuato a ricevere regolarmente tale contributo da Hera, indipendentemente dalle disposizioni regionali.”

In conclusione dell’intervento in aula l’esponente di FdI ha definito l’epilogo della controversia con Ava un “disastro la cui responsabilità politica è tutta della maggioranza civica in salsa pentastellata”. 

“Possiamo umanamente comprendere il bisogno di provare a venirne fuori in qualche modo. Tuttavia, solo un mentitore seriale, soggiogato al proprio cinismo, può accusare le minoranze di essere ignoranti o in mala fede, arrivando addirittura a prendersi meriti che non hanno alcuna attinenza con la vicenda. Siete ovviamente liberi di agire come meglio credete ma se in questo mandato amministrativo intendete lavorare seriamente e proficuamente anche nel rapporto con le minoranze, è fondamentale che il dibattito politico si basi su fatti concreti e documentati, evitando insulti e accuse infondate“.

In sostanza per Fratelli d’Italia il Comune di Schio ha perso una causa che si sarebbe potuta evitare, accumulando spese inutili per i cittadini, tra consulenze, spese legali e la condanna al pagamento di 30 mila euro. Il tutto per un’iniziativa che non ha prodotto alcun beneficio concreto. “Questi sono i fatti, il resto sono elucubrazioni inutili, tese solo ad alimentare una polemica che andrebbe invece archiviata con la dovuta assunzione di responsabilità da parte della Giunta. I cittadini meritano trasparenza, non giochi di prestigio politici per provare a salvarsi la faccia” – ha concluso Alex Cioni.