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Schio. Polemica-profughi. Orsi: “Preoccupato per quando ricadranno sul comune”

C’è aria pesante a Schio dopo la notizia dell’arrivo di una ventina di profughi che saranno alloggiati all’hotel Eden.

Un fulmine a ciel sereno per l’amministrazione comunale, ma anche per molti cittadini, che sulle pagine di Facebook si stanno letteralmente ‘scannando’ per esprimere la loro contrarietà.

Venti richiedenti asilo, che andranno ad aggiungersi ai centodieci già presenti in città. Che finora non hanno dato particolari problemi pratici, ma hanno spaccato in due Schio, divisa tra chi vuole accogliere e chi invece vorrebbe respingere al mittente.

Un nuovo arrivo che ha portato il sindaco Valter Orsi a voler dire la sua ancor una volta, perché a suo dire “questa gestione sgangherata dell’accoglienza ricadrà sui servizi sociali dei comuni molto prima di quanto pensiamo, creando agli enti locali problemi economici importanti e gravi dissapori all’interno della società”.

Un’affermazione che lascia poco spazio all’immaginazione e che, fosse vera, affermerebbe che il costo della gestione dei richiedenti asilo rischia di diventare un enorme costo sociale che ricade sui cittadini.

“Ho già fatto presente al prefetto e ai colleghi sindaci il mio pensiero – ha sottolineato Orsi – I profughi non avranno sempre diritto al contributo europeo e quando questo cesserà di esserci, il mantenimento di queste persone ricadrà sui comuni dove risiedono”.

Il primo cittadino di Schio ha detto: “Una volta entrati nel comune di residenza e registrati come aventi diritto allo status di rifugiati i migranti vengono registrati all’ufficio anagrafe e lì ottengono residenza e documento d’identità. Fintanto che il percorso di valutazione della loro richiesta di asilo è in vigore, l’Europa concede i famosi 35 euro per la gestione giornaliera dei migranti. Però – ha continuato – quando il percorso si è concluso, se queste persone non vengono riconosciute come richiedenti asilo ed escono dal circuito dell’assistenza europea, dove vanno? Vanno in carico al comune che dà loro la residenza. Questo significa che vanno in carico ai servizi sociali tanto quanto i cittadini. Inoltre, lo stato non ha mai dichiarato lo stato di emergenze, che significherebbe prendersi in carico i profughi – ha concluso – ma sta lasciando la gestione in mani ai comuni, sui quali poi ricadrà lo scotto di queste scelte sciagurate”.

Anna Bianchini