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Schio. Orsi e i profughi: “Ma quale accoglienza? Questo è puro business”

La questione accoglienza profughi sta travolgendo il sindaco di Schio Valter Orsi, che dopo la notizia dell’ennesimo arrivo in città di decine di nuovi profughi mercoledì scorso è sceso in piazza con i suoi sostenitori. Un milione e mezzo di euro l’anno è quanto si ipotizza possano fruttare un centinaio di profughi e davanti a queste cifre, parlare di accoglienza disinteressata è difficile.

Dal palco del comizio davanti all’hotel Eden, l’ennesimo stabile privato che ha spalancato le porte per accogliere altri 120 richiedenti asilo, con traffico bloccato e collegamento in diretta con la trasmissione di Rete 4 Quinta Colonna, Orsi ed i suoi hanno chiarito ancora una volta quella che è la visione dell’amministrazione in fatto di profughi: accoglienza sì, ma solo per chi ne ha diritto perchè fugge da una guerra o da discriminazioni di tipo religioso, sessuale e politico.

Parole che riempiono tutte le bocche, dal sindaco all’ultimo dei cittadini, di destra o di sinistra, ma che ad oggi non è chiaro come possano essere messe in pratica da un amministratore oculato. Un comizio dettato, se vogliamo, dall’esasperazione, oltre che dal desiderio di misurare lo stato d’animo dei propri concittadini e rassicurarli con un: “stiamo facendo tutto quel che è in nostro potere in uno stato totalmente sordo ai nostri appelli”.

Fiumi di parole dette e scritte sullo strapotere delle cooperative che gestiscono il flusso dei migranti bypassando i sindaci, e in questi giorni a Schio se ne sta scrivendo l’ennesimo capitolo. 120 profughi potrebbero arrivare in uno stabile privato, senza che un sindaco possa opporsi al fatto, se non utilizzando gli unici strumenti in suo possesso, cioè il controllo dell’agibilità degli edifici, strumento che può solo ritardare di qualche settimana l’arrivo dei richiedenti asilo, o eventualmente decidere per il loro spostamento, magari nel paese vicino o a pochi chilometri di distanza.

Sindaco Orsi, un anno fa Schio accoglieva i profughi nella colonia di Valli del Pasubio, adesso l’amministrazione organizza i picchetti per impedirne l’arrivo. Che cosa è cambiato?

A Valli avevamo messo a disposizione una struttura di fortuna per la reale emergenza di ospitare i richiedenti asilo in tempi brevissimi e pensata, anche a causa delle condizioni di agibilità del fabbricato, per durare 3 mesi al massimo. Qui, invece, non si tratta più di questo. Quando, come nel caso in questione, un privato arriverà a guadagnare più di un milione e mezzo di euro l’anno con i profughi ospitati all’Eden , significa che la situazione ha assunto un aspetto ben diverso e che noi cittadini ne subiremo drammaticamente le conseguenze. Non possiamo più parlare di solidarietà, ma solo di interessi di pochi privati che ricadono sulla nostra pelle.

Non le è mai balenato il dubbio che non aver firmato il protocollo che prevede un numero di profughi in percentuale agli abitanti sia stato un errore? 

Il protocollo non è servito e non serve assolutamente a niente. Basta guardare i numeri. Anche chi l’ha firmato si trova ad aver a che fare con arrivi totalmente incoerenti rispetto a quanto concordato. Ci sono comuni che ne hanno tantissimi, in barba al protocollo. Tonezza del Cimone è l’esempio più eclatante. E’ chiaro che di fronte all’emergenza che stiamo vivendo va a farsi benedire ogni intento sensato di dare una risposta politica al problema.

Quali azioni ha in mente per le prossime settimane per impedire i nuovi arrivi?

Di sicuro non cederemo di un passo. Ho scoperto da poco che l’hotel dove dovrebbero stare i richiedenti asilo non ha mai presentato la certificazione antincendio, anche quando era in attività. Inoltre ci sono problemi con gli allacciamenti di luce, acqua, con i punti di areazione. Ci sono problemi anche con le barriere architettoniche. Fino a quando non mi saranno presentati tutti i documenti e le certificazioni necessarie, qua non entra nessuno.

Come ha risposto la gente alla ‘chiamata’ di mercoledì sera?

Sono soddisfatto di come hanno risposto i cittadini. Noi ci abbiamo messo la faccia ad essere qua. Io mi sento cittadino tra i cittadini, e non rispondo a nessun partito politico. Sono il sindaco della gente. Anche chi oggi ci governa era sindaco, ma sembra che se lo sia dimenticato, o forse non lo ha mai fatto.

In merito alla ‘faccenda’ profughi, che cosa la preoccupa di più?

Solo la minoranza dei profughi ha diritto allo status di rifugiato politico e ai 35 euro al giorno. Quando il percorso per verificare la loro condizione si concluderà, quelli che non saranno riconosciuti migranti non avranno più diritto a 35 euro al giorno. A quel punto, usciranno dal percorso internazionale di accoglienza e ‘ricadranno’ sul comune di residenza, dove nel frattempo hanno acquisito per diritto la residenza. E io mi vedo già un ‘boom’ di richieste di aiuto ai Servizi Sociali degli enti locali, che già sono in difficoltà ad aiutare i loro cittadini. Il problema è che lo stato continua a parlare di emergenza, ma non dichiara lo stato di emergenza. Se dichiarasse lo stato di emergenza, i profughi passerebbero in carico allo stato e non ai comuni. Ma il governo si chiama fuori da questo e continua a lasciarli nei comuni. E’ un meccanismo perverso ed estremamente pericoloso. Ho già comunicato con Regione Veneto e Prefettura in merito a questa mia enorme preoccupazione e mi auguro che, chi di competenza, intervenga in modo energico, in modo da evitare ripercussioni disastrose per lo stato sociale.

Marta Boriero