Prendere sottogamba i social network non va bene, soprattutto quando si è un’istituzione e si usano termini che sfiorano (per essere benevoli) il vilipendio alla nazione. Lo dimostra l’interrogazione a risposta immediata che Carlo Cunegato e Giovanni Battistella, rispettivamente leader di TesSiamo Schio e del Pd e membri della minoranza nel consiglio comunale di Schio, hanno presentato al sindaco Valter Orsi in merito ad un ‘post’ da lui condiviso sulla sua pagina Facebook.
‘Nazione di merda’ recita il post che il primo cittadino ha fatto proprio e che, affiancando le immagini del poliziotto Filippo Raciti e dell’ultrà Carlo Giuliani, vuole dimostrare la diversità di trattamento ricevuta dai due defunti dal governo italiano. Tra l’altro una ‘bufala’ clamorosa, una di quelle ‘cavolate’ che girano sul web e che un sindaco dovrebbe verificare prima di divulgare prima di scatenare l’inferno.
“Un insulto al ruolo che ricopre indossando a fascia tricolore” secondo Cunegato. “Un’affermazione fatta da un’altra persona e condivisa perché sono dalla parte di chi difende la sicurezza e dei cittadini che sono stanchi di un sistema giuridico che garantisce l’impunità a chi non la merita”, secondo Valter Orsi.
Un dibattito liquidato in poche parole all’inizio del consiglio comunale, ma che dovrebbe far riflettere sul ruolo dei social network, che vengono spesso utilizzati con troppa leggerezza, a volte rovinando la reputazione di chi crede di pontificare bene invece si pone alla mercè di chi non aspetta altro che sputare sentenze.
Raciti era stato ucciso da un tifoso mentre prestava servizio di sicurezza allo stadio, mentre la vita di Giuliani è finita per mano di un carabinieri che ha opposto resistenza al giovane che gli stava lanciando un estintore sulla testa. ‘Nulla in memoria del militare, un’aula del senato per l’ultrà’, il contenuto del post di basso livello pubblicato domenica dal sindaco di Schio. Una menzogna. Una bugia, una bufala, un fatto non vero.
L’argomento trattato in consiglio però non era il contenuto del post , ma l’opportunità che un sindaco, che rappresenta lo stato e i suoi cittadini, condivida un pensiero intitolato ‘nazione di merda’.
“Ci chiediamo se il sindaco sia consapevole del suo ruolo – recita l’interrogazione – Questi toni screditano la comunità e rappresentano un becero atteggiamento populista che sgretola il senso dello stato, già molto fragile in Italia. Le sue parole inoltre sono considerate passibili di reato dalla legge. Orsi è disposto a chiedere scusa per i toni offensivi utilizzati senza considerare gli effetti che le sue parole possono avere nei confronti dei cittadini e delle istituzioni stesse?”
Indispettito dalla domanda e poco incline a rispondere direttamente, il primo cittadino ha rilanciato con opinioni personali a giustificazione della condivisione del post. “Un agente è stato dimenticato mentre a un ultrà è stata dedicata un’aula del senato – ha commentato, continuando a sostenere la clamorosa bufala – Questa è la dimostrazione che spesso le istituzioni screditano l’attività di chi tutela la sicurezza. ‘Nazione di merda’ non l’ho scritto io e non sono responsabile di quella affermazione, ma condivido il pensiero che sta dietro quel post. Io sto dalla parte di chi tutela la sicurezza, non mi piace il sistema giuridico che garantisce impunità a chi non la merita. Sono convinto che molti cittadini la pensano come me e sono stanchi di questo sistema. Io rappresento questi cittadini. Tra l’altro – ha continuato Orsi – io sono stato eletto direttamente dai cittadini, mentre chi ci governa no. Come sindaco, io ho giurato fedeltà sulla Costituzione, non sul governo”.
E il primo cittadino non ha perso l’occasione per lanciare un’accusa alla minoranza che l’ha messo alle strette rinfacciandogli una brutta figura e una grave caduta di stile visto il ruolo che ricopre. “Mi stupisco che le interrogazioni vengano usate per discutere post di Facebook – ha sottolineato – Questo significa che governiamo bene e non diamo modo di affrontare argomenti più seri. C’è una cosa più seria invece di cui si dovrebbe parlare. Il Pd ha aperto un giornale nel quale saranno date informazioni di parte e verranno trattati argomenti che dovrebbero essere discussi in consiglio comunale”.
Anna Bianchini
Nota del direttore
Caro sindaco Orsi, quello che Lei definisce un semplice post di facebook racchiude qualcosa di pericoloso che sta accadendo nella nostra società, dove i valori sembrano perdere vita e rispetto. Dove non c’è più rigore e vige un sentimento di avversione nei confronti delle istituzioni. Lei mi è sempre piaciuto per quel suo predicare che le regole vanno rispettate. Condividere un post che titola ‘Nazione di merda’ è vilipendio e lei non solo dovrebbe saperlo, ma dovrebbe anche dare il buon esempio perchè tante cose io non condivido da cittadina, ma le faccio, le rispetto perchè faccio parte di una società civile, che impone il rispetto delle regole.
Pago l’Imu ed il canone Rai pur non guardando il servizio pubblico. Non sono soddisfatta della sanità e della sicurezza del mio paese, ma ogni mese pago per questi diritti spesso calpestati. La mia parte la faccio. Lei è un Sindaco e non può lasciarsi andare a cose del genere perchè Lei rappresenta i cittadini e deve dare l’esempio.
Sulla sua pagina facebook non c’era scritto ‘Governo di merda’, c’era scritto ‘Nazione di merda’. Una nazione di cui lei fa parte e la vediamo ogni giorno con la fascia tricolore, che indossa anche con stile.
Se il sindaco di Schio si permette di scrivere ‘Nazione di merda’, chi la leggerà si sentirà autorizzato a non rispettare quelle regole, che già stanno andando in frantumi. Pensi a quei ragazzi giovani, per la cui educazione investiamo tanto. Se Lei insulta la nazione, li autorizzerà domani a bruciare la bandiera. ‘Tanto, diranno loro, se il sindaco dice che il nostro paese è una cacca, bruciamo anche la bandiera’.
La Cassazione è stata chiara. Per commettere il reato, spiega la Corte, basta l’offesa alla nazione, un’ingiuria che leda il prestigio o l’onore della collettività nazionale “a prescindere dai vari sentimenti nutriti dall’autore. Qui siamo tutti arrabbiati, caro Sindaco, ma pensi se ognuno si permettesse di fare quel che vuole cosa accadrebbe.
Un’ultima cosa, a Giuliani non è stata intitolata alcuna sala al Senato: è risaputo che è una bufala. Occhio che per prendere 10 like, ci rimette la faccia. (http://www.butac.it/carlo-giuliani-filippo-raciti/)
Natalia Bandiera