Prima la medaglia al Teppa, poi la casa popolare al galeotto. Gli indipendentisti di Guadagnini chiedono attenzione al Comune di Schio perché fatti del genere non si ripetano più. A chiederlo è Pietro Bastianello, Segretario della neonata sezione SiAmoVENETO Schio, che ha inviato un comunicato agli organi di stampa esprimendo indignazione per l’alloggio popolare concesso ad un marocchino attualmente dietro le sbarre con l’accusa di tentato omicidio.
Pubblichiamo integralmente la nota stampa di Bastianello.
In riferimento alla casa popolare destinata al marocchino che pochi giorni prima aveva tentato di uccidere il connazionale, chiediamo al Sindaco del comune di Schio e a tutta la squadra che compone la maggioranza in Comune, di controllare con un pochina di più attenzione il lavoro dei dirigenti e responsabili vari. Dando per scontato che il lavoro di controllo spetti ai “galoppini” che lavorano per i politici, e cioè impiegati e dirigenti.
Dopo il fatto della medaglia opportunamente ritirata al Teppa, ora la casa popolare al “violento” marocchino.
Tutti e due i casi a nostro parere, causati da leggerezze o incompetenze, che destano qualche sospetto.
Si da per logico e scontato che a causa corrisponde un effetto ed ogni azione genera un risultato, di conseguenza qualcuno che ha omesso di controllare, agire e sistemare, c’è sicuramente stato.
Segnaliamo, quindi, al Sindaco, assessori e consiglieri comunali, che gli errori iniziano a diventare troppi e imbarazzanti e sia essa l’incompetenza o un complotto “sinistroso” va risolto nella maniera più veloce e risolutivo possibile.
Pungolato sotto vari fronti, in merito alla graduatoria per la casa popolare vinta dal marocchino in carcere per tentato omicidio, Orsi ha risposto: “E’ vero che il signore in questione è risultato il primo come punteggio, ma al momento l’assegnazione della casa non è ancora stata fatta. I criteri per assegnare punti in graduatoria sono dettati dalla legge nazionale che tiene presente di numerosi fattori, tra cui, reddito, numero nucleo famigliare e altro. Questi criteri non escludono o tolgono punti a chi ha commesso un reato. La graduatoria non corrisponde automaticamente con le assegnazioni, che seguono le reali disponibilità di appartamenti in base alle esigenze di chi ne ha fatto domanda. Ad esempio: se si libera un alloggio monolocale, questo viene assegnato al primo in graduatoria per un monolocale. Nota doverosa da chiarire – continua Orsi – è che la domanda di alloggio pubblico è stata presentata da Jlali Akil prima di commettere il reato riportato sulla stampa e se risulterà che i criteri di punteggio sono reali e si libera un appartamento che può ospitare un nucleo da 6 persone il primo della lista è lui. E’ molto diverso il caso degli Helt (famiglia di nomadi a cui è stato assegnato un alloggio pubblico). La revoca dell’assegnazione può essere fatta per ‘motivi tecnici’ e non per simpatia o antipatia personale. I motivi tecnici possono essere: non pagano l’affitto da mesi, sono stati colti in flagranza di reato e ci sono elementi che portano a pensare che abbiano un redito no dichiarato che porta a falsare il criterio di assegnazione dell’alloggio pubblico. E’ una corsa in salita – conclude Valter Orsi – ma ritengo si debba procedere per tutelare chi ne ha davvero bisogno”.