di Federico Piazza
Il neo sindaco Cristina Marigo annuncia un nuovo bando di edilizia residenziale pubblica (Erp) a Schio. Le domande potranno essere presentate dal 26 agosto al 4 ottobre 2024 per alloggi Ater e comunali.
Ad oggi le case Ater a Schio sono 434, di cui 342 assegnate. Delle 92 sfitte, 25 sono in vendita e 67 non sono al momento disponibili perché 7 sono in fase di ristrutturazione e 60 attendono il finanziamento regionale per la procedura di riatto. Le case del comune sono 72 di cui 58 sono abitate, 1 sarà assegnata il 1° agosto, 13 sono in fase di manutenzione. A ciò si aggiungono 7 alloggi comunali destinati all’emergenza abitativa, di cui 6 sono attualmente occupati.
Sono 165 le domande in attesa di assegnazione rispetto alle circa 200 in graduatoria dell’ultimo bando 2022, secondo dati Ater.
Marigo, che come sindaco ha mantenuto la delega ai servizi sociali che aveva nella giunta Orsi, fa il punto sulle problematiche “casa”. Criticità sempre più rilevanti anche a Schio a causa dei pochi alloggi Erp, dell’aumento degli sfratti e della scarsa disponibilità di abitazioni private in locazione. Un problema, quest’ultimo, sentito pure da numerose aziende del territorio che hanno bisogno di attrarre lavoratori disposti a trasferirsi da altre aree d’Italia e dall’estero, che spesso però non trovano casa in zona.
Sindaco, partiamo dal problema degli sfratti. Cosa si registra a Schio?
«I numeri all’attenzione dei servizi sociali sono in netto aumento. In tutto il 2023 ci sono stati massimo tre o quattro casi. Nella prima metà del 2024 sono già una decina. E non tutti rientrano nei parametri per avere accesso agli alloggi pubblici. Oggi infatti gli sfratti colpiscono anche nuclei familiari che fino a ieri erano totalmente indipendenti da un punto di vista economico, cioè persone non abituate a chiedere assistenza sociale e che si palesano alle nostre strutture solo all’ultimo momento. Si cercano tutte le possibili soluzioni, contattando parrocchie e altri soggetti. Ma non sempre si riesce. I 7 alloggi comunali per emergenza abitativa possono infatti supplire solo in parte, perché sono utilizzati anche per altri problemi improvvisi che lasciano le persone senza un tetto».
Pesa il mancato rifinanziamento del fondo nazionale affitti per le famiglie meno abbienti?
«Sicuramente sì, e infatti sono stupita che sia stato tagliato negli ultimi due anni. Il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione (FSA) era un’importante valvola di sfogo. Il Comune di Schio ha partecipato con un cofinanziamento di 30mila euro e l’importo totale liquidato dallo Stato tramite la Regione nel 2022 è stato di 283mila euro. In questo modo 322 famiglie avevano ottenuto un contributo per l’affitto di casa, riducendo il rischio di morosità e aumentando i margini per pagare altre spese come le utenze, le mense scolastiche, etc».
È pronto il nuovo bando Erp 2024?
«Sì, la finestra temporale per le domande va dal 26 agosto al 4 ottobre. Prima di emetterlo abbiamo atteso il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge regionale veneta 39/2017 in materia di criteri di accesso alle graduatorie per l’edilizia residenziale pubblica, che con la sentenza n. 67 del 22 aprile 2024 ha dichiarato illegittimo il requisito della residenza quinquennale nel territorio regionale».
Anche a Schio le domande in graduatoria sono molte di più degli alloggi disponibili. Come si può velocizzare le assegnazioni?
«In media tra Ater e Comune riusciamo ad assegnare una ventina di abitazioni l’anno. I tempi lunghi dipendono anche dal fatto che quelli che si liberano non sempre hanno le caratteristiche adatte per le esigenze dei richiedenti in graduatoria. Soprattutto nel caso di anziani, disabili, famiglie numerose.
Un passo in avanti è comunque stato fatto con l’inaugurazione nel 2023 di 18 nuovi alloggi Ater in via Tuzzi a Magrè, studiati per ospitare anche nuclei numerosi. Mentre per quanto riguarda quelli di proprietà comunale, tra i 13 che hanno bisogno di interventi di manutenzione ci sono 4 appartamenti situati nella stessa palazzina che in prospettiva saranno sistemati prima con la partecipazione a un bando per l’efficientamento energetico».
Resta il fatto che ci sono decine di case Ater sfitte in attesa di finanziamento regionale per i necessari lavori di riatto che le rendano abitabili. Secondo il sindacato degli inquilini e assegnatari Sunia, basandosi su alcune ordinanze della Corte di Cassazione in materia di tassazione sugli immobili destinati alla funzione di alloggi sociali, i fondi necessari potrebbero essere parzialmente trovati se i comuni rinunciassero per qualche anno ad applicare l’Imu sul patrimonio Ater, compensando il mancato gettito con i minori costi per l’assistenza sociale in materia di emergenza casa. Lei cosa ne pensa? LINK AD ARTICOLO CON DATI ATER E DICHIARAZIONI SUNIA
«Al di là della base giuridica su cui ora non mi posso pronunciare, capisco la logica della proposta. Ma bisogna vedere se starebbe in piedi economicamente, perché a Schio le case Ater sono 434, quindi il relativo gettito Imu per le casse comunali non è indifferente. La disponibilità a discutere di soluzioni comunque c’è.
E costruire o acquistare nuovi alloggi pubblici?
«Questo per il Comune è assolutamente fuori questione. Il nostro obiettivo è favorire la rigenerazione urbana. Per esempio, rispetto al progetto Fabbrica Alta abbiamo deciso di non realizzare edifici di edilizia convenzionata ma di destinare il relativo budget a contributi a progetti di ristrutturazione di immobili privati situati in zone degradate con il vincolo che siano messi sul mercato con contratti di affitto a canone concordato».
Questo ci porta al tema della carenza di locazioni residenziali private. A Schio il numero di abitazioni vuote che i proprietari non vogliono affittare è rilevante?
«Sì. E la chiusura del mercato privato degli affitti è sicuramente ancora più evidente nei confronti dei cittadini di origine straniera. Ci sono persone che dopo aver vissuto e lavorato in Italia per vent’anni oggi non riescono a trovare casa. Del resto, a Schio ci sono pure parecchi proprietari di unità vuote che abitano altrove, spesso lontano, e che è difficile sensibilizzare sul tema».
La leva fiscale per rendere più conveniente le locazioni non funziona?
«I contratti a canone concordato con una tassazione favorevole hanno preso piede anche a Schio. Ma non sono sufficienti. Inoltre, sulle unità residenziali locate a titolo di abitazione principale e relative pertinenze l’aliquota Imu è più bassa che su quelle sfitte. In realtà il motivo principale della carenza di alloggi sul mercato è che i proprietari non si fidano rispetto al rischio di morosità e di danni causati all’immobile dagli inquilini. L’idea di essere costretti ad adire a vie legali con i relativi costi, per quanto le procedure di sfratto esecutivo possano perfezionarsi in 6 mesi, spaventa i più».
Il problema della carenza di case sul mercato si riscontra anche per chi vorrebbe trasferirsi in zona per lavoro?
«Molte aziende del territorio vivono questo problema. Trovano i lavoratori di cui hanno bisogno in altre aree d’Italia o all’estero, ma non riescono a reperire l’alloggio. Lo evidenziano Confindustria, Confartigianato, Cna. So di molti casi di imprenditori che si danno da fare facendo contratti a tempo indeterminato ai dipendenti per andare incontro alle esigenze dei locatori, che fanno da garanti per i contratti, che mettono a disposizione dei dipendenti loro case di proprietà magari a turnazione. Però ovviamente questo non è un approccio strutturale. Occorre che tutti gli attori coinvolti collaborino: le associazioni dei proprietari, degli agenti immobiliari, delle imprese. Anche il Comune può fare la sua parte, ma ovviamente non può essere prestatore di garanzie economiche a terzi sui contratti di locazione privata».